Lumen Christi è il frutto della virtuosa collaborazione tra l’organista M° Wladimir Matesic e la Schola Gregoriana Ecce diretta dal M° Luca Buzzavi. Si tratta di una silloge di brani organistici che trae ispirazione diretta da alcune melodie gregoriane considerate ‘iconiche’ per i momenti forti dell’Anno Liturgico. Fil rouge che percorre tale antologia è, da una parte, l’omaggio alla grande tradizione organistica sinfonica che tra Otto e Novecento si è sviluppata in Francia, attorno agli organi costruiti dal geniale facteur d’orgue Aristide Cavaillé-Coll [1811-1899] – considerata sotto il duplice aspetto compositivo ed improvvisativo – e, dall’altra, l’illustrazione cronologica dei principali momenti dell’Anno Liturgico – Avvento, Natale, Quaresima, Pasqua, Pentecoste, senza dimenticare il Saluto a Maria. L’antologia, tuttavia, vuole cominciare proprio dal cuore della Fede cristiana: l’annuncio della vittoria di Cristo sulla Morte. Organo e canto gregoriano si trovano a dialogare secondo l’antica prassi dell’alternatim in un viaggio che non è solo musicale, ma anche spirituale e artistico-culturale.

Luca Buzzavi (foto di Marco Marani – Fotografix, Carpi, MO)

Le registrazioni, a cura di AERCO, sono state riprese nella Chiesa di S. Michele Arcangelo di Saletta di Copparo (FE) per quanto riguarda le voci, e nella Chiesa di S. Agostino Vescovo e Dottore a Terre del Reno (Fe) per quanto riguarda l’organo D. Michelotto (2019).

Recensioni

Lumen Christi, Deo gratias: in apertura di questo avvincente florilegio di brani corali e organistici, scelti a rappresentazione dell’anno liturgico, l’acclamazione del Sabato Santo, perentoria, grandiosa, lapidaria, è intonata dal coro e trova una stupefacente amplificazione nelle note organistiche di Jean Langlais – Incantation pour un jour saint – che trasfigurano il semplice motivo reiterante e ne fanno una litania dalle armonie ardite e cangianti, cui la timbrica magniloquente dell’organo Michelotto dona gli echi ieratici delle grandi cattedrali francesi.

Un assaggio dell’intima trepidazione dell’Avvento ci viene in seguito, su un tappeto di viole e voci celesti e su un lungo pedale, dall’intonazione improvvisata di Wladimir Matesic, capace di impreziosire la raffinata e accorata esecuzione dell’inno Veni redemptor gentium. La dolcezza dell’attesa prorompe, si sa, nella gioia sfolgorante nel Natale, e l’incontenibile emozione si riflette nel canto Christe Redemptor omnium, intonato con grande precisione dalla Schola Gregoriana e commentato con altrettanta accuratezza dall’organista, nel primo movimento della Symphonie-Passion di Marcel Dupré, dal titolo Le monde dans l’attente du saveur; le robuste sonorità dello strumento fanno la loro parte, profondendo, con generosità, un apporto timbrico e dinamico che non fa rimpiangere la grandeur dell’arte organaria parigina.

Una neoclassica chiarezza formale, coniugata ad una sapienza compositiva di qualità garantita, sono le cifre distintive dei versetti sullo Stabat Mater di Alexandre Guilmant, una costellazione di stilemi organistici uscita con la consueta, fresca immediatezza dalla penna felice del compositore francese; le brevi frasi sono il perfetto alter ego ai corrispettivi tratti in canto gregoriano, che il coro propone con la levigata pulizia e con l’accurata intonazione che ne contraddistinguono la ricercata vocalità.

Haec dies, il responsorio per l’Ottava di Pasqua, iconicamente introdotto dal coro, trova eco sublime nel Moderato dalla Symphonie Romane di Charles-Marie Widor, pagina dal respiro gigantesco, summa del repertorio sinfonico tardoromantico; Matesic la padroneggia con grande disinvoltura, coadiuvato dal generoso spettro fonico dell’organo, che sa restituire alla partitura l’ampia tavolozza che le compete, ricchissima, proprio come negli strumenti d’oltralpe.

Altra perla della letteratura d’oltrecortina, il Choral varié sur le thème du Veni creator di Duruflé, è resa con perfetta maestria dal coro e dall’organo; apprezziamo in particolare, da parte dello strumentista, le scelte dinamiche e coloristiche, il fraseggio, la cura nella registrazione: tutto contribuisce alla resa ottimale di un capolavoro assoluto. L’antologia si chiude con una vera e propria fucina di idee musicali, la Fantasia improvvisata sopra “Salve Regina” di Wladimir Matesic, non scevra da influenze progressive-rock, impreziosita da un uso sapiente del crescendo e del diminuendo – artifici nei quali l’organista ha buon gioco, considerata l’invidiabile dovizia di registri di cui dispone lo strumento – e arricchita da una grazia particolare nel porgere le frasi musicali. In quest’ultimo brano, in particolare, risalta la capacità di Matesic nel maneggiare un apparato di per sé macchinoso e freddo, qual è l’organo, e di farne un mezzo sonoro vivo e pulsante, un essere vivente dotato di un’anima, che “respira” insieme al suo artefice e demiurgo.

Stefano Rattini, organista titolare dell’Abbazia Benedettina Muri-Gries di Bolzano e titolare emerito presso la Cattedrale di Trento. Trento, 30 ottobre 2024

Wladimir Matesic (foto di Elia Falaschi, Phocus Agency)

Il programma qui registrato si apre con un capolavoro della musica organistica del XX secolo: la Incantation pour un jour saint di Jean Langlais, la cui cellula portante è il tono con cui si canta l’annuncio Lumen Christi nella notte di Pasqua, la madre di tutte le vigilie. Da qui prende avvio un percorso teologico, liturgico e musicale che tocca le tappe fondamentali di Natale, Settimana santa, Pasqua e Pentecoste, evocate da composizioni organistiche di epoca moderna e contemporanea ispirate a canti del repertorio liturgico, in prevalenza inni, a loro volta intonati nella loro melodia originale. La scelta felice delle pagine organistiche è rappresentativa di una spiritualità musicale che nella Francia del Novecento ha trovato declinazioni di eccezionale rilevanza. È sorprendente la naturalezza con cui le melodie gregoriane risuonano accanto a questi componimenti talora estremamente complessi, come se esse costituissero davvero un filo rosso che attraversa i secoli e i millenni nutrendo diverse epoche e culture. L’esito più affascinante del disco risiede tuttavia nella capacità di suscitare il senso dell’ineffabile di fronte al mistero dell’universo e allo sguardo sull’eternità. È la parola, quasi intraducibile nelle sue risonanze profonde, con cui s’intitola il primo brano, la citata Incantation pour un jour saint di Langlais. È la stessa parola con cui, scrivendo alla sorella Marcellina, sant’Ambrogio parla dell’incantesimo dei suoi inni, con cui, secondo gli avversari, ha ammaliato il popolo. «Hymnorum quoque meorum carminibus»: là dove il concetto di ‘incantesimo’ è espresso dalla parola ‘carmen’, che significa anche ‘canto’. L’appassionante programma riesce così a trasmettere all’ascoltatore un riflesso sonoro dell’antica concezione della musica quale ponte tra il visibile e l’invisibile, tra la materia e lo spirito, che, alla stregua di una conoscenza pre-razionale, sembra comune da sempre a tutti i popoli e culture. Animati dallo stesso soffio di una spiritualità profonda, il canto piano e le composizioni dei grandi maestri dell’organo francese nell’epoca della riscoperta del gregoriano fra la fine dell’Ottocento e il XX secolo si nutrono reciprocamente dello stupore dell’uomo al cospetto dell’infinito.  Wladimir Matesic suona con padronanza tecnica assoluta e potenza espressiva non comune le pagine di Langlais, Widor, Dupré, Guilmant e Duruflé, aggiungendovi due improvvisazioni in cui l’elaborazione, oltre a non sopraffare il senso della melodia originale, va nella stessa direzione estetica del programma. I canti del repertorio liturgico sono eseguiti dalla Schola Gregoriana Ecce, diretto da Luca Buzzavi, con suono bello, pulito ed espressivo. Un disco da non perdere, che merita di essere ascoltato e meditato.

Angelo Rusconi, musicologo. Lecco, 7 novembre 2024

La Schola Gregoriana Ecce

Già dal primo ascolto il CD Lumen Christi traspare come un impressionante lavoro di ricerca sonora, timbrica ed esegetica. Il percorso, infatti, copre lo scorrere dell’Anno Liturgico dall’Avvento a Pentecoste, con un Saluto Mariano in chiusura. Le improvvisazioni organistiche che Wladimir Matesic realizza a partire da alcuni noti temi gregoriani risultano felicemente essenziali e creano un’atmosfera in perfetta consonanza con il testo e la melodia dei canti cui sono ispirate e accostate. Tali improvvisazioni si alternano a validissime e convincenti esecuzioni dal repertorio organistico.

I canti gregoriani, a cura della Schola Gregoriana diretta da Luca Buzzavi, appaiono eseguiti con voci intonatissime, dal timbro nobile e con un convincente ritmo fluido.

Complimenti e tanti auguri per il buon successo che questo disco merita.

P. Theo Flury, organista titolare della chiesa abbaziale di Einsiedeln (Svizzera), docente di Organo e Improvvisazione organistica presso il PIMS (Roma). 21 novembre 2024