Masterclass con Raffaele Giordani
Il direttore di coro, lo sappiamo bene, deve concentrare in sé una lunga serie di competenze che vanno dalla gestione della prova alla gestione delle dinamiche sociali. In questo enorme universo rientrano anche le conoscenze sull’uso corretto della voce, del fiato e sulla fisiologia dell’apparato che ci permette di cantare. Se in un passato neanche troppo remoto il suono di un coro era affidato esclusivamente alla sapienza del proprio direttore, a volte esigua in questo campo, oggi, sempre più spesso, i cori si affidano a preparatori vocali svincolando di fatto, almeno in parte, il direttore dall’onere dell’educazione vocale. Per coloro che non vogliono cedere a questo fenomeno di deresponsabilizzazione del direttore, la via percorribile è quella della formazione. Così AERCO ha dato questa possibilità agli iscritti all’Accademia per direttori di coro e a tutti coloro che volessero muovere i primi passi nel mondo della tecnica vocale, organizzando due giornate di studio con Raffaele Giordani. Una delle voci italiane più importanti nell’attuale panorama musicale internazionale, Giordani collabora con i migliori ensemble italiani ed europei di musica antica, tra cui Concerto Italiano, Vox Luminis, Coro e orchestra Ghislieri, esibendosi nei più prestigiosi teatri e sale dal concerto al mondo. È membro de La Compagnia del Madrigale fin dalla sua fondazione ed ha cantato per molti anni con La Venexiana, senza tralasciare la carriera solistica sempre nel campo della musica barocca. La sua formazione tecnica è quella del belcanto italiano, ma adattata alle esigenze dei vari stili musicali che esegue; questo gli permette di affrontare un repertorio piuttosto vasto spaziando dalla musica medievale a polifonica rinascimentale a quella del tardo settecento, arrivando fino alla musica da camera ottocentesca. Nel suo brillante curriculum non si può non citare le collaborazioni con direttori come Rinaldo Alessandrini, Claudio Cavina, Michael Radulescu, Ottavio Dantone, Fabio Bonizzoni, Giulio Prandi, Diego Fasolis, Robert King, Jos van Veldhoven e Jordi Savall. Le sue numerose incisioni discografiche vantano importanti premi della critica internazionale. Il 14 ed il 28 febbraio 2024 la Casa della Musica di Parma ha ospitato i numerosi iscritti alla Masterclass con Raffaele Giordani che, con pazienza e con un eloquio semplice ha guidato tutti attraverso una maggiore consapevolezza delle possibilità del nostro apparato fonatorio, spiegandone il funzionamento e la struttura fisiologica. Nell’uditorio direttori di coro, studenti dell’Accademia di direzione di coro AERCO e anche semplici coristi. Abbiamo rivolto qualche domanda al Maestro per approfondire ulteriormente alcuni aspetti legati alla tecnica vocale nell’ambito corale amatoriale e non solo.
Raffaele Giordani
Nell’ambito di un coro amatoriale, quanto è importante dedicare una parte della prova alla tecnica vocale?
Credo che la cosa migliore sia dedicare del tempo alla formazione del cantore in generale. Trovo, ad esempio, che si possano ottenere miglioramenti significativi lavorando anche solo sul solfeggio ritmico, rendendo i cantori autonomi individualmente e più rapidi nella lettura delle parti. Certamente, basi tecniche di canto devono assolutamente far parte del bagaglio culturale sia del cantore sia del direttore, così che possa instaurarsi un linguaggio tecnico comune: questo può diventare molto utile durante le prove e soprattutto durante il concerto quando, con pochi e studiati gesti, il direttore può comunicare al coro gli aspetti tecnici da richiamare all’occorrenza. Lavorare con un esperto di tecnica vocale può dare risultati molto importanti anche dal punto di vista interpretativo. Ricordo il commento di un direttore quando, alla fine di un pomeriggio passato a lavorare tecnicamente assieme al suo coro, mi disse che poteva finalmente eseguire quel meraviglioso brano nel modo che aveva sempre desiderato, ma che non era ancora riuscito a fare. Venendo al lato pratico della gestione delle prove, credo che possa essere molto di aiuto parlare di tecnica vocale già durante gli esercizi di riscaldamento, utilizzando anche i più semplici e comuni vocalizzi, applicando ora questo, ora quel concetto, per poi riportare nel corso della prova gli elementi tecnici via via appresi: ne gioverà la costruzione del suono corale e sarà più semplice cercare di risolvere i passaggi più complicati dei brani che si stanno studiando.
Quali danni può produrre nei propri cantori un direttore poco formato dal punto di vista vocale?
Come un buon direttore d’orchestra deve conoscere le caratteristiche principali di ogni strumento che la compone, così un buon direttore di coro dovrebbe conoscere almeno le basi della tecnica vocale in modo da comprendere meglio le difficoltà che ogni cantore può affrontare. Nell’ambito del coro amatoriale, credo che i danni vocali che un cattivo direttore possa produrre siano abbastanza relativi, tranne in casi limite particolarmente sfortunati. Certamente però può produrre molta confusione e fraintendimenti! Ricordo un direttore che dava ai suoi coristi indicazioni tecniche tutto sommato esatte ma, non avendo mai cercato di migliorare il suo modo di cantare, produceva esempi vocali totalmente all’opposto di ciò che si sarebbe dovuto fare. Anche in quel caso, credo che lavorare tecnicamente sia sul coro sia sul direttore avrebbe dato risultati importanti. I guai più grossi avvengono quando un cantore amatoriale decide di studiare canto in modo professionale: in quel caso un direttore con idee tecniche vocali piuttosto confuse può lasciare in eredità guai tecnici potenzialmente molto difficili da risolvere.
L’utilizzo del vocal coach, distinto dalla figura del direttore musicale, arricchisce il coro o rende pigro il suo direttore?
Quando la sinergia tra direttore e vocal coach è produttiva e basata su stima reciproca, la prova può venir gestita assieme e sia il coro sia il direttore possono arricchire le proprie conoscenze e il proprio vocabolario tecnico con risultati talvolta molto importanti. Certamente occorre trovare l’equilibrio giusto tra le due figure: a volte bastano alcuni incontri periodici nei quali invitare un tecnico vocale per migliorare assieme. Certo un buon direttore che abbia anche buona esperienza di tecnica vocale sarebbe auspicabile, ma lavorando assieme ad un vocal coach credo sia difficile che il direttore diventi pigro, ammesso che già non lo sia!
Si può essere buoni direttori se non si canta con una tecnica corretta?
Credo proprio di sì! Un buon direttore deve padroneggiare moltissime competenze e la tecnica vocale rappresenta una di queste: l’importante è conoscere le basi tecniche di canto in modo da guidare i coristi verso un suono corretto ed efficace, anche a seconda degli effetti timbrici che vuole ottenere, ma non è detto che egli stesso debba essere un buon cantante. Un buon direttore, però, può sempre organizzare delle prove periodiche assieme ad un tecnico vocale per cercare di colmare le lacune che egli stesso riconosce nel coro e in se stesso.
Qual è, secondo te, lo stato di salute della tecnica vocale nei cori italiani?
Da quello che conosco mi sembra ci siano cori con livelli molto differenti: da quelli con preparazione più limitata a quelli con livelli molto elevati, talvolta simili a cori professionali. Ovviamente imbattersi in un coro con un livello tecnico elevato è più difficile rispetto ad incontrarne uno di tecnica meno raffinata, ma da quando ho frequentato il mio primo coro, circa trent’anni fa, sto notando un’attenzione all’aspetto vocale via via sempre più marcata a più o meno tutti i livelli: oggi è più difficile incontrare un coro che non abbia mai avuto, nella sua vita, alcun contatto con un esperto di tecnica vocale. In questo, le associazioni corali come AERCO giocano un ruolo di importaza strategica, perchè favorendo occasioni di studio accessibili a tutti, con proposte formative molto variegate, tracciano una via di qualità riconosciuta capace di essere da stimolo per l’intera rete corale della Regione di competenza.
La tecnica vocale per coristi ha un’età limite o ci possono essere margini di miglioramento ad ogni età?
Col passare degli anni tutto è più complicato, come ben sappiamo. Tuttavia, margini di miglioramento sono certamente possibili ad ogni età. A livello amatoriale credo che un grosso discrimine sia, più che l’età anagrafica, la volontà del corista di migliorarsi e di mettersi in gioco con (tanta!) pazienza e fiducia.
Sebbene la tecnica vocale non sia una materia teorica e debba costruirsi attraverso la pratica, puoi darci qualche titolo di manuale che non può mancare nella libreria di chi vuole approfondire l’argomento?
In questo campo ci sono molti testi e ogni anno ne escono di nuovi. In ognuno di questi si può trovare qualcosa di interessante per ampliare la propria cultura, quindi suggerirne alcuni piuttosto di altri può essere difficile. Tuttavia, per avere una buona infarinatura, posso consigliare Il canto e le sue tecniche di Antonio Juvarra, o il più recente I segreti del belcanto dello stesso autore. Interessante anche L’Arte di cantare di Richard Miller.
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