L’Esperimento di Mozart all’Accademia Filarmonica di Bologna (nuove ricerche e considerazioni)1

In copertina: Johann Nepomuk della Croce, ritratto di Wolfgang Amadeus Mozart, 1780-‘81 (The Mozart-Museums of the International Mozarteum Foundation Salzburg)

Premessa

Una delle tappe fondamentali del primo viaggio in Italia del giovane Mozart fu la sua seconda permanenza a Bologna, nel corso della quale egli sostenne l’esame per l’aggregazione all’Accademia Filarmonica, una delle più prestigiose istituzioni musicali d’Europa. Questa vicenda vide coinvolti, oltre a Mozart, Padre Giambattista Martini e altri membri dell’Accademia. Da metà Ottocento, in seguito alla scoperta a Bologna del testo di una differente versione autografa di tale prova d’esame, apparvero su questa vicenda, nella letteratura mozartiana, le più varie ricostruzioni degli eventi, talora sommarie o reticenti, talora leggendarie, quasi tutte fondate più sulla confusa ripetizione di quanto già scritto da altri, che sull’attento esame critico della documentazione nota.

W.A. Mozart si fermò Bologna una seconda volta tra il 20 luglio e il 12 ottobre 1770 – la prima era stata nel marzo – nel viaggio di ritorno da Roma, e sostenne ufficialmente l’esame in Accademia il 9 ottobre, chiedendo di effettuarlo secondo la procedura “alla bolognese”, cioè in clausura presso la Residenza Accademica, in maniera dunque più restrittiva, come era prescritto per coloro che volevano ottenere il posto di lavoro come maestro di cappella nella diocesi di Bologna. A lui (e al padre) non interessava però lavorare a Bologna, ma ottenere secondo la forma più rigorosa (e più difficile – per dimostrare la sua abilità) un riconoscimento di prestigio da utilizzare a livello internazionale. Infatti il diploma accademico gli fu assegnato come Maestro Compositore “alla Forastiera”, che di per sé sarebbe stato meno difficile, in quanto in questo caso la prassi era quella di “presentare” un elaborato, non necessariamente redatto “in” accademia.

 

W. A. Mozart, Compito nella versione ufficiale dell’Accademia (I-Baf, Composizioni Musicali d’Esperimento, Capsa IV, n. 134). Per gentile concessione dell’Archivio Biblioteca dell’Accademia Filarmonica di Bologna

Le circostanze

I Mozart padre e figlio ebbero vari contatti con gli accademici filarmonici, sui quali esistono appunti nelle carte mozartiane del viaggio in Italia del 1769-1770, e fra i quali troviamo, oltre al Principe Petronio Lanzi (1728-1791), anche l’abate Domenico Zanardi (c. 1690-1783), cantante, consigliere designato dallo Statuto allora in vigore (1721) quale “promotore” delle nuove aggregazioni; come noto, i Mozart furono inoltre presenti all’annuale Festa per il protettore spirituale dell’Accademia Filarmonica Sant’Antonio in S. Giovanni in Monte descritta da C. Burney (30 agosto 1770)2.

Mozart si recò col padre e nello studio di padre Martini numerose volte agli inizi di ottobre del 1770 («andiamo tutti i giorni da lui e conversiamo sulla storia della musica»3).

Sembra tuttavia che la decisione di sostenere l’esame sia stata presa solo pochi giorni prima, e che le regole da seguire per il compito gli fossero state comunicate in un lasso di tempo ristretto (Leopold Mozart dice che «questo genere di composizione vieta molte cose che gli era stato detto preliminarmente di non fare»4).

I documenti musicali

Del Compito («Esperimento») esistono due versioni musicali (A-B) contenute in quattro manoscritti (tre autografi di W. A. Mozart (WAM); un autografo di G. B. Martini (GBM):

1. Bologna Museo Internazionale della Musica: versione A/WAM1 (primo autografo di Mozart) giudicato non regolare da padre Martini e forse dal principe dell’Accademia Petronio Lanzi (vedi Considerazioni)

2. Bologna Museo della Musica: versione B/GBM (autografo di padre Martini)

3. Bologna Accademia Filarmonica: versione B/WAM2 (secondo autografo di W. A. Mozart, medesima musica di 2., B/GBM); è quella “ufficiale”, rimasta agli atti e giudicata dalla commissione «sufficiente riguardo alle circostanze di esso lui [Mozart]»5 (sul voto v. Considerazioni)

4. Salisburgo Mozarteum: versione B/WAM3 (terzo autografo di W. A. Mozart); si tratta probabilmente di una copia fatta da Mozart per conservarla presso di sé e la famiglia).

Considerazioni

Su come sia andata la storia leggenda vuole che Mozart (3.) sia pura copia di Martini (2.); possiamo però dire comunque che Martini non era presente all’esame (dato certo desumibile dai Verbali) e non può averla “passata” sottobanco. La procedura ufficiale prevedeva che durante la seduta di esame si aprisse a caso un antifonario – quello con ogni probabilità utilizzato per l’esame di Mozart è stato rintracciato nel corso delle ultime ricerche, v. nota 1 – e che si desse al candidato il canto gregoriano che vi compariva; così è detto anche nel verbale del 9 ottobre 1770. Sicuramente, però, la prima composizione (1.) fu fatta in preparazione dell’esame e quindi è certo che Mozart conosceva già il cantus firmus gregoriano (tema dato: antifona Quærite primum regnum Dei) che gli sarebbe stato poi assegnato all’esame vero e proprio. La votazione, che si riferisce probabilmente alla versione B, fu giudicata «sufficiente»: un termine che ricorre solo 5 volte su 29 giudizi espressi rintracciati nei verbali dell’Accademia (gli altri: 3 negativi, 14 fatto a dovere/buono/degno/bello, 7 eccellenti, rispetto a 69 Esperimenti registrati tra 1750 e 1771).

Ipotesi

Vari indizi e circostanze portano a ritenere che:

Mozart potrebbe aver sostenuto una sorta di pre-esame fuori dell’Accademia (quasi sicuramente nel convento di S. Francesco alla presenza di Martini (allora secondo Definitore perpetuo della Filarmonica) e del Principe dell’Accademia in carica Petronio Lanzi; di quest’ultimo – sempre attraverso le ricerche dello studio citato – è stata identificata la grafia dell’intero cantus firmus, delle chiavi, del segno di tempo e delle stanghette di misura nel manoscritto 1, con musica A (A/WAM): nell’intera serie degli esperimenti sia in Accademia Filarmonica sia nella biblioteca di Martini, la presenza di elementi di grafia musicale estranei a quelli del candidato rappresenta un caso unico).

Martini conservasse copie autografe degli Esperimenti dei suoi scolari, e anche copie di sua mano, non è chiaro se fatte in seguito all’esame o prima, in qualche caso sicuramente prima (per es. J. Mysliveček 1771).

Nel caso di Mozart fosse stata attuata in via preventiva – per capire come sarebbe potuto andare l’esame – la prassi differenziata per “approvare” maestri di cappella ‘semplici’, non da aggregare come Maestri Compositori filarmonici a tutti gli effetti: tale prassi è testimoniata almeno in un caso con procedure molto simili a quelle che potrebbero aver generato la prima versione musicale dell’esperimento mozartiano (autografo A/WAM1): Giovanni Battista Predieri (fl. 1730-55), per esempio, fu “approvato” maestro di cappella nel luglio 1749 con un Esperimento di questo tipo – fuga autografa e sottoscritta dall’autore in doppia copia, la prima – bella copia – corredata da firme autografe di A. Bernacchi Principe e G. A. Perti Definitore perpetuo. Forse Mozart in un primo momento fu messo alla prova con una analoga procedura, ma “ufficiosamente”, alla presenza delle stesse cariche accademiche (Principe e Primo Definitore Perpetuo6), per poi, saggiato il rischio di non essere approvata la composizione (A), predisporne una seconda versione (B) e quella trascrivere all’esame ufficiale in Accademia.

La versione B, sicuramente più consona alle regole propugnate da Martini nell’Esemplare potrebbe essere il frutto di una lezione ‘riparatrice’ fatta da Martini a Mozart (B/GBM porta infatti diverse cancellature, e vi si intravede il tentativo, all’inizio, di mantenere il soggetto (tema) musicale che Mozart aveva proposto in 1. A/WAM1).

Mozart (B/WAM1) avrebbe potuto poi riportare a memoria il compito nella versione B nella prova ufficiale in clausura sostenuta in Accademia (era da poco reduce dall’impresa a Roma di aver ‘portato fuori’ dalla Sistina riscrivendolo a memoria del celebre Miserere di G. Allegri dopo averlo udito solamente due volte, fatto eccezionale che probabilmente gli era valso il titolo di Cavaliere dello Speron d’Oro da parte del Papa). Il manoscritto 3. (secondo autografo di Mozart) è pulitissimo, senza sbavature o ripensamenti.

L’autografo 4. del Mozarteum (B/WAM2) potrebbe essere la copia che i Mozart si portarono a Salisburgo come testimonianza dell’avvenimento.

Nello studio in corso di pubblicazione si affrontano però numerose altre questioni che, sulla base di un ingente quantitativo di documenti originali raccolti e di approfondite analisi paleografiche, possono indirizzare anche verso ipotesi più circostanziate.

A seguire viene data una trascrizione moderna che rispetto all’edizione della Mozart-Ausgabe offre alcune integrazioni e suggerimenti, ai fini di una sua pratica esecuzione.

Vettori – Spartito

1. Sull’argomento è in corso di pubblicazione un ampio studio, Il Principe il Frate e il Cavaliere – Mozart, Bologna 1770, da parte di Mario Armellini (Université de Rouen-Normandie) e Romano Vettori (Accademia Filarmonica di Bologna); se ne veda l’anteprima in «Studi e Materiali per la storia dell’Accademia Filarmonica di Bologna», Nuova Serie, I, 2024, pp. 1-23.

2. Charles Burney, Viaggio musicale in Italia, Torino, EDT, 1979, pp. 196-197).

3. Cfr. lettera di L. Mozart alla moglie del 6 ottobre (Lettere della famiglia Mozart, volume II. I viaggi in Italia, a c. di Cliff Eisen, traduzione di Elli Stern e Patrizia Rebulla, Milano, Il Saggiatore, 2019, n. 213, p. 162.

4. Cfr. lettera di L. Mozart alla moglie del 20 ottobre 1770 (Lettere cit., n. 214, p. 165).

5. Bologna, Accademia Filarmonica, II – Verbali, 3, p. 6.

6. Cfr. Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, ms DD.56 cc. 15v-17v.