Foto: Faith Gospel Choir

Esperienza spirituale, didattica e concertistica del Coro Faith Gospel Choir di Carpi (MO), grazie al direttore Nehemiah Hunter Brown

In questo racconto cercheremo di condividere un’esperienza che non è solo una bellissima storia corale, ma un percorso che ha rappresentato una crescita importante dal punto di vista tecnico e artistico.

Il primo contatto con la cultura gospel

Non tutti i cori gospel italiani hanno la possibilità di essere diretti da un pastore afroamericano. Questo va detto perché evidenzia un livello di esperienza più profondo, più autentico e, senza ombra di dubbio, più stimolante e complesso.
Viaggiare nel mondo del gospel è prima di ogni cosa un incontro culturale straordinario, quasi magico. L’energia e la passione che è possibile emanare da questa musica è l’elemento di attrazione che ha portato molti cori italiani ad affrontare questo percorso. La prima sfida di un coro italiano che si approccia alla musica gospel è immergersi nelle sue profonde origini, radicate nella tradizione afroamericana, al punto da sentire il battito del cuore di una comunità che, attraverso la musica, ha saputo trasformare il dolore in speranza e la sofferenza in una forza senza confini.
Spesso il punto di partenza, come nel caso del Faith Gospel Choir, è partecipare a un workshop di un grande maestro afroamericano: questa è una prima occasione per incontrare cori e musicisti gospel, che permette di vivere un’esperienza di arricchimento culturale e umano senza pari. Ogni incontro, ogni storia condivisa, aggiunge un tassello al proprio mosaico di comprensione e rispetto verso una cultura che celebra la resilienza e l’unità. Nel nostro caso specifico, al primo incontro con Nehemiah H. Brown e successivamente per tutti gli anni di canto insieme, la sensazione era quella di portare a casa con noi non solo nuove conoscenze musicali, ma anche frammenti di un’umanità vibrante e profonda.

L’importanza del significato delle parole nella musica gospel

Le parole delle canzoni gospel sono come preghiere cantate, invocazioni che sollevano l’anima e risvegliano emozioni profonde. Cantare Amazing Grace o Oh Happy Day non è solo una performance musicale; è un viaggio spirituale che ci avvicina alla nostra essenza più autentica. Ogni parola, ogni verso, racchiudono un mondo di significati che ci invita a riflettere e a sentire.
Analizzare i testi del gospel è stato un processo rivelatore. Abbiamo scoperto che queste canzoni non solo raccontano storie bibliche o esperienze di fede, ma sono anche un grido di speranza, un’espressione di gratitudine e una celebrazione della vita. La semplicità e la potenza delle parole riescono a toccare corde profonde, evocando immagini e sensazioni che risuonano dentro di noi.
Questo repertorio ci ha permesso di entrare in contatto con queste emozioni in modo intenso e autentico. Sentivamo la connessione con le comunità afroamericane, con il loro dolore e la loro speranza, e questa consapevolezza ha reso ogni nostra esibizione un atto di condivisione e di empatia. Per queste ragioni, prima di imparare un nuovo pezzo, analizziamo con molta attenzione il testo, discutendo e cercando di interiorizzare il significato sia dal punto di vista dell’autore, che dal nostro. Attraverso questa disamina, la canzone prende forma nella sua intensità e comincia a fissarsi nella mente del corista che ne assume pienamente l’intenzione.

Dal belcanto alla vocalità afroamericana, all’improvvisazione

Dal punto di vista tecnico, il gospel ha aperto un nuovo universo di possibilità espressive per noi. La nostra tradizione corale italiana, con la sua precisione e la sua struttura formale, ha dovuto fare spazio a una modalità di canto più libera dai vincoli e che si spinge spesso fino all’improvvisazione. Questa transizione è soprattutto mentale, e rappresenta uno dei principali ostacoli per chi si approccia a questo tipo di canto, ma nello stesso tempo è la sfida più stimolante e addirittura liberatoria.
Il gospel si muove nella norma su una struttura a tre sezioni – soprano, alto e tenore – e la sua enfasi sull’improvvisazione ci ha insegnato a lasciare andare le nostre inibizioni e a seguire il flusso della musica. Improvvisare armonie e melodie è diventato un modo per esprimere la nostra individualità e la nostra creatività, trasformando ogni esibizione in un’esperienza unica e irripetibile.
L’improvvisazione, in particolare, ci ha permesso di esplorare nuove forme di espressione musicale. Ci siamo sentiti liberi di sperimentare, di giocare con le dinamiche e le armonie, e di creare qualcosa di nuovo e di emozionante ogni volta. Questa libertà espressiva è diventata una parte fondamentale del nostro approccio.
Su questo aspetto si gioca un delicato equilibrio tra l’espressività individuale e quella corale. L’improvvisazione nella musica gospel è paragonabile agli assoli che si possono ascoltare nella musica jazz. Il virtuosismo del singolo è un esercizio di libertà che però non può reggere se non esiste alla base una tecnica che permette di rispettare l’armonia del gruppo. Inoltre, dimostra un livello di competenza tecnica notevole, se si pensa che tutto avviene “sul momento”. Per questa ragione, improvvisare non è pratica comune dei cori gospel in Italia, poiché richiede un allenamento costante da parte del coro, e un atteggiamento di totale fiducia verso il direttore, che deve guidare la vibrazione del momento e portarla ogni volta verso una strada inesplorata, ma senza mai perdersi.

Nehemiah H. Brown

L’intensità del vibrato alla base della tecnica vocale

Le tecniche vocali utilizzate in questo genere sono una fonte inesauribile di ispirazione e di sfida. I cantanti afroamericani, con la loro espressività e potenza, hanno sviluppato uno stile vocale unico che incanta e coinvolge: studiare e adottare alcune di queste tecniche è stato un viaggio affascinante e trasformativo.
Il vibrato è la tecnica vocale probabilmente più distintiva del gospel. L’uso del vibrato nel gospel permette di sostenere l’intensità della musica, e si raggiunge lavorando anche su l’elasticità dei muscoli facciali, in particolare le guance, che fanno da cassa di risonanza naturale.
Al vibrato si aggiunge potenza con l’espressività, cantando letteralmente a “bocca aperta” e seguendo i suoni con la mimica facciale. È possibile osservare questa modalità guardando con attenzione i cantanti afroamericani (anche contemporanei), che accompagnano le note allargando e muovendo labbra e guance che diventano effettivamente elementi della tecnica vocale.
Al vibrato si aggiunge la tecnica del call and response (letteralmente chiamata e risposta), un dialogo musicale tra il solista e il coro, che nasce nei campi di cotone durante la schiavitù afroamericana per alleviare la fatica attraverso il canto e per sostenere il ritmo del lavoro. Questa tecnica ha un’importanza fondamentale poiché crea una dinamica di coinvolgimento e risposta tra il coro e il pubblico, rendendo ogni esibizione un evento interattivo e partecipativo.
La respirazione e il controllo vocale sono altri aspetti cruciali del canto gospel. La resistenza e la capacità di controllo richieste per sostenere note lunghe e potenti, e per passare rapidamente da una dinamica all’altra, sono una complessità che spesso viene sottovalutata da chi non conosce il genere. Il controllo della respirazione, in particolare, è essenziale per mantenere l’energia e la potenza necessarie durante un’intera esibizione.

Nehemiah H. Brown

Il nostro vissuto

La nostra esperienza come coro italiano nel gospel è stata un viaggio emozionante e arricchente, che ci ha toccato profondamente e ci ha trasformato. Abbiamo scoperto una nuova cultura musicale, ci siamo immersi nelle parole e nei significati del repertorio, abbiamo esplorato le differenze tecniche tra la nostra tradizione e quella afroamericana, e abbiamo studiato le tecniche vocali di cantanti esperti.
Questo percorso ci ha permesso di crescere come coristi e come individui, e di condividere con molte persone la bellezza e la potenza del gospel. Ogni esibizione è diventata un momento di connessione e di emozione, un’opportunità per celebrare la vita e l’umanità attraverso la musica.
Abbiamo visto che il gospel non è solo musica; è un linguaggio universale che parla al cuore delle persone, indipendentemente dalla loro origine o cultura, una celebrazione della vita, della fede e della speranza, e siamo grati di poterlo condividere con il nostro pubblico. Ogni esibizione è un’opportunità per creare un legame profondo e significativo con chi ci ascolta, e per portare un messaggio di amore e di unità attraverso la musica.
Il nostro viaggio continua, e siamo entusiasti di scoprire nuove sfumature e nuove emozioni in questa meravigliosa forma d’arte. Speriamo che la nostra esperienza possa ispirare altri cori e musicisti, e a scoprire questa bellezza e potenza trasformativa. Il gospel per noi è un dono prezioso, e siamo onorati di farne parte, di contribuire alla sua diffusione e di portare la sua luce e la sua gioia a tutti coloro che ci ascoltano.
Abbiamo imparato quindi che non è solo una forma d’arte, ma una filosofia di vita, un modo di essere e di sentire il mondo: un invito a vivere con passione, a credere nella forza della speranza e a trovare la bellezza nelle piccole cose. Cantare gospel ci ha insegnato a guardare oltre le difficoltà, a trovare la forza nell’unità e a celebrare la vita in ogni sua sfaccettatura.
Ma al di là dell’aspetto emozionale, speriamo si colga anche attraverso queste riflessioni l’incredibile valore tecnico di questo genere che troppo spesso viene ridotto a uno stereotipo, e che invece merita rispetto per il profondo contributo che ha dato a tutta la musica moderna. Senza i canti nati dalla tradizione degli schiavi africani in America, probabilmente molti generi musicali non si sarebbero mai potuti sviluppare nelle modalità che noi oggi conosciamo: pensiamo al blues, al rock, al jazz e a tutto ciò che questi generi hanno a loro volta ispirato e generato.
Ecco perché ci auguriamo (e questo articolo è stato una grande occasione) che nuovi momenti di confronto nel mondo corale possano aumentare la consapevolezza sul valore assoluto del gospel sia dal punto di vista culturale e spirituale, ma soprattutto come genere musicale dalle sue origini e in tutte le sue evoluzioni a livello internazionale.
Continueremo a cantare, a imparare, a crescere e a condividere questa meravigliosa avventura con il nostro pubblico e con tutti coloro che, come noi, amano la musica e credono nel suo potere di trasformare il mondo…

Faith Gospel Choir

Il Faith Gospel Choir nasce nel 2005 a Carpi (MO) a conclusione di un seminario sulla musica gospel tenuto dal maestro Nehemiah H. Brown (Virginia, USA), attuale direttore artistico del coro. Come associazione di promozione sociale e culturale ha come intento principale quello di diffondere attraverso il canto, sia a cappella che strumentale, il profondo messaggio di gioia e speranza contenuto nel repertorio spiritual e gospel di origine afroamericana. Il perfezionamento musicale dei coristi e la trasmissione ad essi dell’autentica cultura gospel, unitamente alla specifica tecnica vocale che la caratterizza, sono affidati alla competente opera e al talento del maestro Brown. Oltre alla formazione musicale, le principali attività del coro sono i concerti, l’animazione di celebrazioni liturgiche, matrimoni e feste. Il coro organizza anche seminari di canto gospel per ragazzi e adulti e si propone per esperienze di team building. Nello spirito che anima il gruppo, sono appuntamenti fissi ogni anno i canti nelle corsie degli ospedali a Natale, nelle case protette e nelle strutture che accolgono disabili. Accompagnato dal Maestro Nehemiah H. Brown e oggi diretto da Anna Ferrari, nel 2011 il coro si è recato in tournée a San Francisco (California), cantando in chiese, strutture sociali e tenendo un concerto al National Shrine of St. Francis per la Leonardo Da Vinci Society. Nel 2008 ha inciso il CD The long road to freedom e nel 2015 l’omonimo DVD con la registrazione del concerto tenuto all’auditorium Rita Levi Montalcini di Mirandola, insieme alla Filarmonica “G. Andreoli”. Nel 2022 ha realizzato il progetto Sant’Anna Gospel Choir presso la Casa Circondariale “Sant’Anna” di Modena. Nel 2023 ha presentato lo spettacolo Looking for Freedom sotto la direzione di Anna Ferrari, una gospel opera in tre atti che racconta del collegamento tra le origini del gospel e la musica contemporanea. Nel 2023, in collaborazione LILT Italia, (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) ha presentato il Celebration Mass Gospel Choir al Teatro Comunale “Pavarotti-Freni” di Modena.

Faith Gospel Choir

Nehemiah H. Brown

Nehemiah H. Brown è cantante, pianista, compositore, arrangiatore, direttore, insegnante di canto e tecnica vocale. Nato nel 1951 a Charlottesville (USA), è cresciuto in Virginia nella chiesa di suo padre, The Holy Temple Church of God in Christ, dove ha ricevuto il training sia spirituale che musicale. Ha cantato il suo primo brano solistico all’età di sei anni. A undici anni ha iniziato lo studio del pianoforte con Victoria Perkins, ha diretto il suo primo coro gospel a quindici anni e ha successivamente partecipato a numerosi programmi radiofonici e televisivi negli Stati Uniti. Ha studiato teoria della musica alla University of Virginia, tecnica vocale afroamericana all’Università del Massachusetts con Horace Boyer (docente di Composizione ed Etnomusicologia), e pianoforte e voce con Martin Grusin a San Diego (California). Negli anni ’70 ha fondato e diretto alcuni tra i migliori gruppi gospel americani, come i Dimensions of Gospel (Virginia), The Black Voices (University of Virginia), i Genesis allo Smith College (Northampton, Massachusetts). Dal 1977 ad oggi ha partecipato a numerosi concerti in Europa e negli Stati Uniti con Walter ed Edwin Hawkins, Andrae Crouch, Shirley Caesar e Ron Kenoly, e continua le sue collaborazioni e partecipazioni a eventi nazionali e internazionali. Nel 1996 ha fondato a Firenze The Florence Gospel Choir School, la prima scuola di musica e cultura afroamericana, una delle scuole più importanti in Italia diretta da un artista afroamericano; nel 2000 ha partecipato al concerto alla Sala Nervi in Vaticano e allo Stadio Olimpico di Roma, alla presenza di Giovanni Paolo II. Nel 2006 ha creato il Celebration Gospel Choir che racchiude tutti i cori da lui diretti in Italia, dando vita ad una serie di concerti che continuano ancora oggi. Numerose le partecipazioni televisive: tra queste, nel novembre 2008, ad Uno Mattina per celebrare la vittoria elettorale di Barack Obama interpretando vari brani gospel, tra cui il suo successo Time to Heal. Attraverso i suoi progetti, le sue collaborazioni e numerose iniziative in campo artistico sia negli Stati Uniti che in Europa il maestro Nehemiah H. Brown prosegue nella missione di portare il messaggio autentico del gospel nel mondo.

Nehemiah H. Brown