Cantare polifonia antica dalle fonti originali con i ragazzi del liceo
nella foto: I ragazzi del Liceo Scientifico Keplero di Roma studiano in polifonia dalle fonti originali con Leonardo Ian Vergarir
Mentre seguivo il corso “La polifonia rinascimentale in coro” dell’AERCO Academy, tenuto da Silvia Perucchetti, non avrei mai immaginato di riuscire a far cantare musica rinascimentale a dei ragazzi di liceo. Durante il corso studiavamo lo strambotto Alta Regina, da una raccolta conservata nella Biblioteca Estense Universitaria di Modena, e mi ha subito affascinato la possibilità di riscoprire musica perduta grazie alla capacità di leggere le fonti originali. Ero impaziente di poter cantare ancora quella musica rimasta a lungo celata, volevo farla vivere ancora e per sempre… e quale modo migliore se non affidandola alle prossime generazioni?
Poco dopo la fine del corso mi sono trovato a dover scegliere un nuovo brano rinascimentale per il coro del Liceo Scientifico “Keplero” di Roma, che attualmente dirigo assieme a Claudia Nizzica, e così, armato di buone intenzioni e matite colorate, mi sono presentato alle prove con le riproduzioni del manoscritto tardo-quattrocentesco di Alta Regina sottobraccio. Distribuendo le fotocopie trattenevo a fatica le risa vedendo le facce preoccupate dei giovani coristi, mentre tentavano di capire a quale barbara tortura li avrei sottoposti. Per prima cosa ho dovuto fare chiarezza su ciò che avevo loro appena dispensato, intessendo una breve spiegazione su metodi di esecuzione e di scrittura del Rinascimento. Ho fatto subito notare la diversa forma delle note, la differenza delle chiavi e la mancanza delle battute, che ha provocato non poco scalpore. Pian piano sempre più incuriositi, piuttosto che spaventati, hanno cominciato a notare stranezze e bellezze della fonte, chiedendomi di spiegare loro ogni segno anomalo e rimanendo colpiti dalle rappresentazioni che decorano il manoscritto. Terminata questa fase di imprinting con la fonte, li ho guidati nell’individuare l’unità di misura del brano e, matite alla mano, abbiamo riflettuto sulla possibile disposizione delle linee di battuta, scontrandoci con ligaturae che mi hanno procurato ironiche promesse di vendetta. A questo punto, li ho fatti imbattere nella collocazione del testo sulla musica, spiegando quanto fosse importante che gli accenti tonici delle parole coincidessero con gli accenti musicali e dopo poco hanno disposto correttamente il testo. Già soddisfatto di questo iniziale lavoro, ho proceduto speranzoso nella spiegazione delle parti, che i coristi hanno subito apprezzato. Notavo però che trovavano grandi difficoltà nel seguire il tempo durante piccoli melismi e cadenze, così ho deciso di ricorrere a un metodo che avevo visto applicare con efficacia da Silvia durante il corso, ovvero far mantenere ai coristi un certo tempo schioccando loro le dita a occhi chiusi, per poi tentare un’esecuzione senza direttore; fatto entrare il coro in sintonia ritmica, l’esecuzione è diventata improvvisamente più chiara e precisa. Passata qualche prova, il carattere del pezzo ha cominciato a permeare i coristi, facendo sì che le parole acquisissero il giusto significato nella musica e che i ragazzi fossero in grado di ammirarne la bellezza. Inoltre, presa confidenza con il brano, sono uscite simpatiche osservazioni sul testo e sulla sua calligrafia oltre a battute sulla somiglianza del carattere della ‘s’ con quello della ‘f’, cominciando qualcuno così a chiamare i bassi baffi. In generale possiamo dire che i ragazzi avevano cominciato a giocare con la fonte e a districarsi facilmente con essa. Stavano apprezzando il lavoro di squadra per recuperare quel prezioso tesoro e ogni mia richiesta interpretativa era vista come un tassello per raggiungere l’obiettivo comune di un’esecuzione ricca di significato e dinamica. Finalmente era arrivato il momento di interpretare il brano ‘alla vecchia maniera’, e così li ho fatti avvicinare e ho fatto posare loro la propria mano sulla spalla del vicino, per scandirvi il tempo con il dito. Erano come chiusi in una tiepida bolla, tenuta intatta dalla musica.
I ragazzi del Liceo Scientifico Keplero di Roma cantano in polifonia dalle fonti originali con Leonardo Ian Vergari
Qui è accaduta la magia: è stato in quel momento che ha ripreso vita un gruppo di pueri del ‘500 intenti a eseguire uno strambotto scritto da un compositore coevo, nella fumosa penombra di una chiesa illuminata da poche candele. Terminato il brano ho cercato di rendere i ragazzi consapevoli di ciò che era successo, di quanto meraviglioso e unico fosse che dei giovani del secondo millennio avessero passato pomeriggi interi con il naso tra manoscritti di secoli prima, a studiare la scrittura di un anonimo copista che ci ha permesso di dare nuovamente voce a quell’antica melodia. Ma non mi bastava la soddisfazione di aver riportato alla luce questo strambotto nella ristretta cerchia del mio coro: volevo condividerlo con più persone possibile, volevo che il suo spirito si facesse strada tra coloro che potevano catturarne un po’ e conservarlo con sé. Così abbiamo deciso di portare questo brano a un concorso regionale di cori liceali, dove centinaia di ragazzi hanno potuto sentire della musica altrimenti morta; finalmente eretto impavidamente sopra la propria tomba, Alta Regina ci ha fatto conquistare una classifica in fascia argento. Orgoglioso dei miei giovani musicologi, sono uscito dalla sede del concorso con l’attestato in pugno, felice di aver per sempre impresso in quei ragazzi un’esperienza tanto indelebile quanto irripetibile. Mi avevano detto che non avrebbe funzionato, che far leggere vecchie pagine impolverate a degli adolescenti li avrebbe solo annoiati; ma ci sono dei momenti in cui è preferibile dare ascolto a ciò che si prova, piuttosto che agli scettici. Ho presentato ai coristi lo studio delle fonti come un’occasione per scoprire qualcosa con il quale probabilmente non avrebbero avuto più a che fare, ho spiegato che quella polvere che ricopre i manoscritti li rende accattivanti e non noiosi, ho detto loro che niente come la musica può incarnare i gusti di un’epoca e che con quel brano saremmo tornati indietro nel tempo. In poche parole li ho fatti appassionare mostrandomi appassionato, senza mettere le mani avanti come a volte si vede fare a direttori che timidamente propongono brani dal Barocco in giù. Non c’è niente da fare, i ragazzi fiutano il bello, si rendono conto quando vale la pena fare qualcosa. Noi direttori non dobbiamo avere il timore di presentar loro musica antica, anzi, dobbiamo spronarli ad esplorarla. Siamo tutti costantemente bombardati da musica di ogni genere, dal rap al rock, dal pop al jazz, ma non dalla musica antica, ed è bene che i giovani abbiano l’opportunità di osservare da vicino un ambiente musicale al quale non sono altrimenti esposti. Diamo loro la possibilità inusuale di toccare con mano quella musica che ha gettato le fondamenta di tutto ciò che quotidianamente ascoltiamo in radio. Credo intimamente che sia fondamentale far sperimentare ai giovanissimi coristi il repertorio e la prassi esecutiva rinascimentale, specialmente se in un contesto amatoriale, così da poter lasciare in loro una notevole impronta musicale che gli permetta di vivere la musica in modo differente. Grazie al corso di Silvia ho compreso quanto fosse sviluppato il senso di musicalità negli esecutori del ‘500 rispetto ai giorni nostri e ritengo sia fondamentale sviluppare questa musicalità anche nei nostri coristi, magari – perché no – proprio con lo studio della musica rinascimentale. Ricordiamoci sempre che per i ragazzi non musicisti che decidono di partecipare a un coro scolastico non è importante tanto imparare brani per rendere contenti genitori e insegnanti, bensì rendere quell’esperienza un’occasione di crescita per entrare a contatto con mondi che meritano di conoscere. Immergiamo i ragazzi nel bello, poiché un giorno lo renderanno al mondo.
Ottimo lavoro!
Ottima idea!
Ottima prosa…
Sono contenta che la musica antica si diffonda tra i ragazzi e le ragazze: è una fonte di nutrimento per l’anima.
Grazie di aver seguito il tuo sogno, e di aver aperto al sogno tanti giovani.
Il seme è piantato!
Bravissimo.