L’improvvisazione come strategia didattica
Il primo passo per la buona riuscita di un coro è renderlo capace di saper costruire, condividere e riflettere insieme. Quando un coro è chiamato a lavorare in produzioni e progetti, si stabiliscono relazioni positive di collaborazione e crescita individuale e collettiva. L’idea dunque di partire dal vissuto musicale di ciascuno, favorisce una crescita necessaria per la riuscita dell’esperienza corale. Tra le strategie didattiche che si possono individuare, l’improvvisazione diventa uno strumento valido in grado di sviluppare creatività, curiosità, senso critico eliminando le preoccupazioni.
L’improvvisazione è spesso vista come una dote innata principalmente dei musicisti formati in grado di comporre in forma estemporanea strutture musicali complesse e piene di tecnicismi. In questa visione tuttavia si considera unicamente la funzione interna dell’improvvisazione: ovvero i comportamenti finalizzati ad un risultato propriamente musicale. L’improvvisazione, al contrario, acquista una seconda funzione di carattere esterno diventando dunque uno strumento utile a consolidare e/o sviluppare abilità musicali. L’improvvisazione, come strumento e strategia didattica, consente di raggiungere fin da subito una consapevolezza musicale e una conoscenza maggiore di sé e del proprio strumento/voce. Come evidenziato pocanzi, l’improvvisazione ha in sé una funzione interna in cui il musicista improvvisa per ottenere un prodotto musicale attivando una dimensione esecutiva. Nel secondo caso invece è il processo che acquista un valore poiché in ambito educativo favorisce l’acquisizione di elementi musicali.
Prendendo la definizione utilizzata da Maurizio Vitali in Alla ricerca di un suono condiviso possiamo definire dunque l’improvvisazione un «esperimento di identità»1 poiché permette di focalizzare l’attenzione sul valore umano della musica; il musicista prima di essere costruttore di un prodotto musicale è un individuo unico.
L’improvvisazione è uno strumento di valorizzazione delle peculiarità di ognuno poiché è necessario l’apporto i tutti nell’attività affinché questa venga portata a termine. La riuscita del singolo permette la riuscita dell’attività e viceversa. Il gruppo gestisce il lavoro ed è quindi necessario che ci sia un continuo autocontrollo collettivo, e non passività o meccanicità. Il risultato finale e la riuscita dell’attività dipendono dalle dinamiche interne che si creano nel gruppo e dal grado di relazione che si stabilisce.
Maria Montessori nella sua idea pedagogica afferma l’importanza della scoperta autonoma degli elementi che circondano il bambino e delle loro funzioni nell’ambiente e tra loro. Facendo un parallelismo in ambito musicale l’improvvisazione favorisce una scoperta degli elementi musicali che attraverso attività manipolative vengono interiorizzati. In un primo approccio alla musica improvvisata, lavorare per tentativi, attivando un processo di scoperta autonoma, favorisce una situazione educativa costruttiva e stimolante. In questo caso l’errore diventa punto di partenza per l’auto-apprendimento.
Il punto centrale della riflessione della Montessori è quello di basare l’intera azione educativa sull’autonomia e sulla creatività e attraverso «l’auto-istruzione lo studente è chiamato a reagire con il proprio ritmo agli stimoli presenti nei materiali programmati2», rendendolo protagonista della propria crescita. In quest’ottica viene meno anche la dimensione dell’errore o meglio acquista un’accezione positiva. L’errore in una concezione negativa acquista un valore di irreversibilità e genera una sensazione di inadeguatezza e incertezza in chi lo compie. Per chi si approccia a un nuovo ambito, partire dal definire gli errori pone dei limiti che ostacolano la libertà creativa ed espressiva, condizionando e giudicando un’azione in fase di crescita. Manipolando i suoni e gli elementi si giunge a quello che Rodari definisce errore creativo, ovvero un qualcosa su cui costruire e su cui far galoppare la fantasia. Nel libro Scuola di fantasia Rodari scrive: «Dall’errore può nascere una storia3» evidenziando la presenza di infinite possibilità creative. Puntare l’attenzione sull’errore creativo consente una ulteriore possibilità manipolativa poiché l’errore verrà preso in considerazione attraverso un processo di analisi, verrà arricchito di elementi nuovi dando seguito a un nuovo spunto per allargare l’attività.
La manipolazione degli elementi del linguaggio musicale diventa dunque una strategia utile per facilitare molte dinamiche tanto che lavorare con la voce, primo strumento che ognuno di noi ha a disposizione, diventa complesso se non si hanno fin da subito chiari i processi espressivi ed esecutivi. Attraverso un lavoro di manipolazione e improvvisazione vengono scoperti e assimilati autonomamente gli elementi del linguaggio musicali favorendone un’acquisizione permanente.
Prendendo in prestito le parole di Violeta Hemsy de Gainza nel testo L’improvvisazione musicale «La persona che esplora la propria voce o il proprio strumento attraverso un gioco manipolativo, […] esercita l’orecchio, la sua sensibilità e il suo senso estetico; senza dimenticare le sue facoltà intellettuali, a sua immaginazione e la sua memoria, e al tempo stesso acquisisce e riafferma conoscenze ed esperienze4». L’improvvisazione dunque favorisce l’acquisizione di creatività, curiosità, senso critico, eliminando le preoccupazioni.
Un altro aspetto legato all’improvvisazione è la dimensione collettiva. Il gruppo diventa un elemento fondamentale nella didattica improvvisativa inquanto: allenta le inibizioni, sostiene nella maturazione individuale, mettersi alla prova, autonomia, dialogo, confronto, interazione. Seguendo l’idea piagetiana secondo cui il bambino impara attraverso il gioco: gioco libero, gioco sensomotorio, gioco di regole possiamo definire l’improvvisazione come un gioco di regole. Le regole scandite all’inizio dell’attività organizzano i diversi momenti e i ruoli stabilendo ciò che è consentito e ciò che non lo è. L’improvvisazione al di là di quanto si possa pensare è un’attività che necessita di una strutturazione e della definizione dei ruoli, della consegna e dei criteri di organizzazione. La scoperta autonoma delle regole musicali associate alle regole di gioco consente il raggiungimento di una teorizzazione degli elementi musicali attivando ciò che si definisce Sapere Agito.
L’improvvisazione come strategia didattica consente l’attivazione di due condotte. Con il termine condotte François Delalande intende dei comportamenti orientati da una motivazione e da una finalità. Con l’improvvisazione si attivano due condotte: l’interiorizzazione che implica l’assorbimento dei materiali uditivi attraverso stimoli percettivi e l’esteriorizzazione ovvero un processo espressivo che avviene dopo introiezione, destrutturazione e metabolizzazione.
Un altro elemento che rende l’improvvisazione una strategia ottimale è la dimensione inclusiva poiché includere significa abbattere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’accessibilità. In questo caso l’improvvisazione consente la valorizzazione dell’unicità dunque si è tutti indispensabili alla riuscita dell’attività e ognuno proponendo un pezzo di sé. Le attività acquisiscono una ricchezza e complessità intesa come unione di più elementi.
Partire dunque dall’esperienza implica una costante ricerca di situazioni stimolanti, il contesto in cui inserire il processo di educazione musicale va ben preparato per favorire la crescita dell’individuo in maniera olistica. Gli elementi atti a favorire un contesto funzionale sono:
• gli spazi in cui avvengono le situazioni educative;
• la relazione che si stabilisce tra il gruppo e il singolo;
• il ruolo del docente o della figura dell’educatore.
Lo spazio fisico in cui inserire un’esperienza musicale stimolante non prevede l’utilizzo di banchi e sedie come postazioni fisse (che delimitano gli spazi e gli spostamenti), considerato che il primo obiettivo di una educazione musicale di base è quello della scoperta autonoma. Tuttavia Enrico Strobino stravolge l’idea di staticità attribuita ai banchi e alle sedie in classe sollecitandone usi alternativi per poter realizzare attività improvvisative. All’interno dello spazio, inoltre, la presenza di una varietà di strumenti musicali alimenta la curiosità che diventa motore di azioni musicali.
Il gruppo è un elemento indispensabile poiché promuove le potenzialità e le capacità individuali, i processi di costruzione dell’identità, sviluppa percorsi di apprendimento basati su processi di collaborazione tra pari. Si ha dunque, in questo modo, un reale processo di crescita, sia individuale che collettivo. La dimensione collettiva dell’improvvisazione implica delle forme di relazione tra i componenti del gruppo, di affiatamento e capacità di ascolto. L’atteggiamento ricettivo del gruppo favorisce il cambiamento e consente l’acquisizione di elementi musicali e la riuscita del prodotto finale.
Il ruolo del docente o della figura dell’educatore diventa un ruolo di guida informale che facilita le situazioni di gruppo, fornendo stimoli e input lasciando spazio al naturale processo educativo del gruppo.
Il percorso di improvvisazione sperimentato in questi anni in prima persona ha spinto la mia curiosità e creatività verso mete apparentemente irraggiungibili. L’idea alla base di tutto questo è dare un senso nuovo all’educazione che, come insegna Rodari, «sappia intrecciare sempre di più vita della scuola e vita della società, quotidiano e futuro, e che faccia diventare sempre più lo spazio-tempo della scuola, un nucleo generativo di trasformazione che nella società».
1. Maurizio Vitali, Alla ricerca di un suono condiviso: l’improvvisazione musicale tra educazione e formazione, Franco Angeli, 1963, p. 10.
2. Augusto Scocchera, Maria Montessori. Quasi un ritratto inedito, La Nuova Italia, 1990, p. 179.
3. Gianni Rodari, Scuola di fantasia, La nave di Teseo, 2020.
4. Violeta Hemsy de Gainza, L’improvvisazione musicale. L’improvvisazione nell’educazione musicale: un gioco creativo per tutte le età e tutti i livelli scolastici, Ricordi, 1991, p. 7.
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