Intervista ad Arnolfo Borsacchi, Formatore Audiation Insitute (Italy), Audiation Institute Faculty (Italy), Training and Pedagogic Director at IEGAM (Brazil)

Benvenuto Maestro, sulle pagine di questa rivista dedicata ai cori. Innanzitutto, che spazio c’è per la voce nella Music Learning Theory di Gordon?

Grazie per l’invito! Nelle pratiche educative e didattiche basate sulla MLT di Gordon la voce occupa uno spazio centrale e fondamentale. Proprio per mezzo della voce, infatti, un individuo trasforma ciò che sente in audiation in musica, ancora prima che questo avvenga per mezzo di uno strumento. Nell’educazione musicale in età prescolare i processi di audiation preparatoria prendono vita proprio grazie alla relazione musicale che si instaura fra educatore e bambino per mezzo della voce e del corpo in movimento. L’ascolto dei brani cantati dall’educatore, i primi tentativi di interazione musicale, siano questi già imitazioni o meno, i veri e propri giochi di imitazione e le attività per l’introspezione e la coordinazione vedono la voce protagonista assoluta insieme all’audiation, di cui è elemento principale insieme al corpo in movimento, al respiro e al silenzio. La voce cantata, nella Music Learning Theory, è naturale e non impostata in quanto deve guidare gli allievi ad orientarsi nella sintassi musicale prima che all’interno di un contesto estetico di riferimento. Nel momento in cui l’allievo dimostra la capacità di orientarsi nei livelli fondamentali della sintassi musicale ritmica e tonale, allora è possibile avvicinarlo anche ai parametri estetici richiesti da un determinato contesto operativo. Non dimentichiamo, infatti, che spesso la voce richiesta ai bambini per cantare nei cori è una voce le cui caratteristiche sono state decise dagli adulti e non coincidono con quelle della voce cantata spontanea di ogni bambino.

Come si sceglie un repertorio e quali sono i repertori suggeriti per un approccio MLT corale?

La MLT ci insegna che alla base del processo di sviluppo dell’audiation, quindi alla base del processo di apprendimento musicale, c’è una modalità generale di apprendimento. Questa modalità ci dice che ogni elemento di contenuto della sintassi musicale che l’insegnante desidera che l’allievo apprenda deve essere stato da questi incontrato, cantato, esperito dentro almeno un brano. Per questo motivo il repertorio ha un ruolo importantissimo. I brani, inoltre, sono ciò che l’allievo riconosce come musica poiché sono degli “interi musicali” riconoscibili e afferrabili: se l’attività musicale fosse fatta di soli esercizi e mai di brani, la motivazione nei confronti dell’esperienza musicale crollerebbe. Non ci sono limiti né indicazione estetiche nella costruzione del repertorio: ciò che importa è che l’insegnante sia consapevole che il repertorio mette in contatto gli allievi con ciò che essi considereranno musica a più livelli. La MLT non esprime alcun parere circa lo stile o la provenienza dei brani. Esistono, tuttavia, dei suggerimenti precisi: un repertorio di molti brani brevi, in più modi e metri e anche multitonali o multimetrici, a più voci (magari inizialmente in contrappunto invece che parallele o a canone) in cui le melodie delle diverse voci possano essere cantate separatamente con facilità è sicuramente di aiuto allo sviluppo dell’audiation. I brani brevi e la varietà tonale e ritmica del repertorio favoriscono i processi di audiation che permettono all’allievo di mettere a fuoco progressivamente gli elementi della sintassi tonale e ritmica.
Esistono anche dei brani chiamati Brani Guida che permettono all’insegnante di guidare più facilmente gli allievi all’interno di specifiche attività di classe al riconoscimento delle funzioni tonali e ritmiche, all’improvvisazione, all’arrangiamento estemporaneo e alla composizione. Tali brani sono costruiti su specifiche funzioni armoniche e ritmiche incontrate dagli allievi in attività sequenziali di apprendimento che costituiscono un altro momento della lezione di musica e che ora non ci dilunghiamo a spiegare. Mi preme dire che senza un repertorio ampio di brani è molto difficile aiutare gli allievi a sviluppare la loro audiation. Nella mia esperienza un gruppo di bambini che inizia un’attività musicale intorno ai 5-6 anni dovrebbe entrare in contatto, nei primi 4-5 anni di attività, con almeno 50-60 se non 80 brani, molti dei quali a più voci, imparati tramite l’ascolto e il movimento, conosciuti a memoria e cantati ridendo, giocando e stando insieme. Ove questo manchi, la maggior parte dei bambini tende ad allontanarsi presto dalla musica e sopravvivono all’attività musicale solo coloro i quali trovano altrove l’energia per nutrire la motivazione dei confronti dell’attività stessa.

Cosa NON è la MLT?

Mi suona strano rispondere a questa domanda senza che mi sia stato chiesto “Cos’è la MLT” ma ci proverò. La MLT è un corpus di studi sull’apprendimento musicale, quindi non è un metodo. Molti lettori sorrideranno dicendo che tutti gli esponenti dei “metodi” vanno in giro dicendo che il loro “non è un metodo”. È successo recentemente anche a me. La MLT non è un metodo ma diventano, a volte, metodo certe pratiche sviluppate a partire da essa. Il mio suggerimento, come formatore Audiation Institute, è che coloro i quali sono interessati alla MLT si formino studiandone i principi teorici, comprendendo quali sono le ricadute pratiche degli stessi, contesto per contesto, situazione per situazione. Abbiamo colleghe e colleghi che operano con grande soddisfazione nel mondo dell’educazione corale, nel mondo dell’educazione musicale nella scuola primaria e secondaria di primo grado, nel mondo dell’insegnamento privato dal nido fino agli adulti e ognuno di essi applica i principi della MLT pur lavorando in modo molto diverso perfino da quello del collega che magari opera in un contesto analogo.
La MLT, inoltre, non è un corpus di studi che sia proprietà di qualcuno: tutti i testi pubblicati da Gordon e dai suoi collaboratori sono a disposizione di chiunque voglia studiarla. Purtroppo, molti di questi non sono tradotti in italiano e molte pratiche sono stata tramandate oralmente all’interno delle attività di formazione. Ma per queste c’è il nostro Audiation Institute.

Com’è arrivato il suo avvicinamento a questa Teoria?

Mi sono avvicinato alla MLT fra il 1999 e il 2000 grazie ad Andrea Apostoli che l’ha portata in Italia dagli Stati Uniti. Ho studiato nei primi due anni del Corso Nazionale Aigam e ho lavorato come formatore presso tale associazione dal 2005 al 2013, anno in cui abbiamo fondato Audiation Institute.
La MLT mi colpì immediatamente per la sua serietà e per la sua capacità di mettere al centro il processo di apprendimento musicale e la sua descrizione. Provenivo dalla formazione Orff, che mi ha insegnato tante cose, ma con la MLT ho trovato risposta a tante domande che prima non avevano risposta.
Dopo il 2013 ho iniziato a comprenderla in modo più ampio grazie alla libertà di studio e di sperimentazione che si è creata con la fondazione della nostra nuova associazione.

Cosa suggerirebbe a quanti non la conoscono ancora?

Di avvicinarsi senza paura e con entusiasmo. La MLT è un’ottima via per ritrovare l’entusiasmo nel fare musica e nell’insegnarla. Il gioco, l’improvvisazione, l’arrangiamento, la cura della relazione umana ed educativa, la funzione educativa del gruppo, il valore del corpo, della voce e del respiro trovano in essa una dimensione che restituisce a chi la scopre il piacere di essere un musicista e di educare alla musica.

Quali sono i principali punti di forza della MLT?

A mio vedere il principale punto di forza della MLT risiede nella precisione con cui essa descrive i processi di apprendimento permettendo a ogni insegnante di osservare con attenzione il comportamento musicale di ogni allievo guidandolo con precisione ad appropriarsi di competenze musicali in modo sequenziale. Altro punto di forza della MLT è l’assegnare alle attività di improvvisazione e creatività un ruolo fondamentale nel processo di apprendimento.
La traduzione italiana operata da Audiation Institute delle pratiche educative basate sulla MLT, inoltre, mette al centro la relazione fra l’insegnante, gli allievi in gruppo e l’allievo singolo, evidenziandone l’importanza: la cura di questa relazione è un ulteriore punto di forza della MLT.

E i pregiudizi? Quali preconcetti sente “in giro” sulla MLT e cosa replicherebbe?

Sento dire in giro molte sciocchezze sulla MLT anche da persone che occupano ruoli importanti presso istituzione formative. Queste persone hanno probabilmente conosciuto la MLT tramite la lettura di opuscoli poco approfonditi o tramite la partecipazione a conferenze o eventi formativi poco seri. Un preconcetto che mi ha fatto molto ridere è il seguente: una nota docente di didattica di conservatorio attacca la MLT dicendo che non ha senso proporre agli allievi un repertorio di brani in vari modi e metri poiché la concezione di modo e metro è superata dalla musica contemporanea. Io le risponderei con due argomentazioni: la prima è che gli studi alla base della MLT dimostrano come l’ascolto e l’interazione con sintassi musicali diverse favoriscono lo sviluppo dell’audiation. La seconda è che il repertorio musicale di ogni cultura è basato su modi e tonalità e che se il nostro compito come educatori musicali è quello di regalare agli allievi le chiavi di comprensione di un oggetto culturale, la musica, allora il metterli in contatto con una grande varietà di modi musicali non è solo una possibilità: è un dovere. La docente in questione se la prendeva in particolar modo col modo misolidio dicendo “non vedo perché mia figlia dovrebbe cantare in misolidio”; a me dispiacerebbe non regalare ai miei allievi la possibilità di cantare Norwegian Wood dei Beatles, che inizia in misolidio così come una grandissima quantità di musica nordestina brasiliana o di musica popolare ebraica o dei Balcani oppure Scarborough Fair, nel modo dorico come tanta altra musica popolare di varie parti del mondo. Per riassumere, fra i grandi detrattori della MLT ci sono soprattutto i modernisti o gli educatori musicali figli delle avanguardie contemporanee: sono questi, però, che per comprendere bene la MLT dovrebbero cercare di capire il fenomeno culturale musicale osservandolo in chiave antropologica invece che elitaria. Ad oggi, i brani più diffusi nella popolazione sono ancora tonali e modali. La MLT spiega soprattutto in che modo ci orientiamo nella comprensione della sintassi di questi brani. E credo che nella vita di ognuno di noi sia più probabile che ci si trovi a cantare più spesso Buon Compleanno rispetto a una opera di musica contemporanea. La MLT ci guida a comprendere che la musica è qualcosa che si fa insieme sulla base di regole che dipendono da come la cultura ha stabilito, nel tempo, che i suoni possano essere organizzati in un reticolato orizzontale e verticale di relazioni. La MLT non si interessa delle sintassi musicali elaborate a tavolino da intellettuali annoiati: essa guarda alla musica che circola fra le persone e fra le generazioni fin dall’infanzia. Mi ripeto: non è colpa di nessuno se ascoltiamo Jingle Bells più frequentemente di qualsiasi altra musica natalizia, antica o contemporanea. Succede e basta.
Altri detrattori della MLT sostengono che non si occupi della crescita armoniosa dell’allievo ma si occupi solo dello sviluppo musicale. Noi riteniamo che una teoria dell’apprendimento musicale debba parlare di apprendimento musicale e, nella formazione Audiation Institute, integriamo l’insegnamento della MLT con moduli che parlano specificamente del bambino e dell’allievo, della sua crescita, dei suoi bisogni e delle relazioni che questi costruisce con l’insegnante e col gruppo oltre a lezioni di elementi di Psicologia dello Sviluppo.

Suggerirebbe un approccio MLT solo a un coro di bambini o anche di ragazzi e adulti?

Personalmente suggerisco un approccio MLT in qualsiasi contesto purché sia un contesto all’interno del quale ci sia spazio per l’improvvisazione e la creatività. Quando lavoro al Corso Internazionale di Formazione Audiation Institute guido gli allievi in formazione con le stesse pratiche con cui guido un gruppo di giovani allievi a scuola e l’efficacia di tale approccio è tale che molti di essi si riscoprono musicisti dopo anni in cui si trascinavano stancamente in pratiche di insegnamento vuote o noiose.

Che spazio c’è per la tecnica vocale?

Dovremmo girare la domanda e chiederci: che spazio c’è per la MLT nella mente di un insegnante che si occupa di tecnica vocale? Spesso si separa la tecnica vocale dalla musica. La MLT esiste laddove si sta lavorando sull’audiation e quindi sulla musica. Se la tecnica vocale è fine a sé stessa o necessaria a centrare obiettivi determinati da una particolare visione estetica, allora la MLT può rimanerne fuori. Se la tecnica vocale lavora in sinergia con lo sviluppo dell’audiation, allora la MLT contiene suggerimenti e proposte educative finalizzate a far sì che l’esercizio di tecnica vocale sia contemporaneamente anche un esercizio volto a costruire consapevolezza musicale e a guidare l’allievo a orientarsi, per esempio, nel riconoscimento delle funzioni tonali del modo in cui si sta lavorando.

Conosce e si sentirebbe di farci conoscere realtà corali evolute grazie agli insegnamenti e alle consapevolezze gordoniane?

Al momento sono molti le colleghe e i colleghi che lavorano in ambito corale, più o meno propriamente detto: penso che sarebbe molto interessante intervistarle o intervistarli direttamente. Personalmente preferisco rimanere su esempi a me più vicini. Mi prendo la libertà di parlare dei miei allievi più grandi, che ora studiano sax con me, i quali, da anni, conoscono la musica mediante attività fondate sulla MLT. Questi ragazzi, che hanno 16-17 anni, hanno un repertorio condiviso di quasi 85 brani cantati, molti dei quali a due o tre voci, imparati a lezione di musica fin da quando avevano 6-7 anni. Non ne hanno mai letto neanche il testo: sono i brani del loro repertorio affettivo e li conoscono così bene che saprebbero cantarli anche a testa in giù in una piscina piena di limonata (tanto per ridere un po’ alle loro spalle)! Le competenze acquisite su questi brani permettono loro di imparare brani nuovi con una facilità estrema: brani multimodali e multimetrici, con attacchi in levare, con chorus sui quali si può, nel tempo, imparare a improvvisare. Non hanno bisogno di contare o di appoggiarsi a qualche informazione non musicale per cantarli: li hanno completamente interiorizzati. Sono ragazzi che non provengono da famiglie particolarmente dedite all’ascoltare o al fare musica: possiamo dire che quasi tutto quello che hanno imparato in musica lo hanno imparato a lezione, con piacere e gioia. Continuano ad avere delle lacune? Certo: alcuni hanno lacune tonali, altri hanno lacune ritmiche ma continuano a lavorarci serenamente. Sono ragazzi che, coi loro limiti, improvvisano su strutture armoniche in cui la maggior parte degli adulti fatica a orientarsi e che accettano ogni nuova proposta musicale. Ma ciò che più mi rende felice è che non vivono la musica come una disciplina in cui esiste la competizione: suonano e cantano per essere felici insieme e con gli altri.

Per accedere al sito dell’Audiation Institute:
www.audiationinstitute.org