Una pedagogia per il “Suono della Voce”
DI LUCIANO BORIN
Docente Conservatorio Pollini di Padova Insegnante specializzato nel Metodo Lichtenberger®Institut
Parlare di un approccio pedagogico in riferimento allo sviluppo della qualità vibratorie della Voce negli ambiti della Comunicazione, dell’Espressione Artistica e della Pratica Riabilitativa significa incamminarsi verso una direzione “altra” rispetto alle “tecniche” che tendono a “modellare” le strutture fonatorie verso direzioni specifiche, soprattutto se di natura performativa. L’approccio pedagogico agisce nella direzione del prendersi “cura” della Voce: un atteggiamento che istituisce con il suono una relazione che mette fuori gioco le aspettative e le intenzioni della volontà per lasciare spazio all’ascolto di ciò che nel suono stesso emana rispetto alla sua essenza e bellezza intrinseca. In questi ultimi anni da diversi punti di vista sono scaturite una serie di conseguenze per la ricerca scientifica in senso stretto ma anche e soprattutto nelle variegate pratiche dell’agire vocale in senso lato. La sperimentazione del “cosa succede” nel nostro organo più importante, la laringe, sembra diventare una necessità avvertita da più punti vista. Per questo motivo sembra in questa sede importante richiamare alla luce le esperienze di lavoro e le ricerche compiute presso il Lichtenberger®Institut für angewandte Stimmphysiologie fondato e diretto dalla cantante e pedagoga Gisela Rohmert. Il punto di partenza fu, nel 1980, un progetto di ricerca scientifica dell’Istituto di Ergonomia del Politecnico di Darmstadt dove insegnava il prof. Walter Rohmert. Lo scopo del progetto fu di definire un concetto pedagogico del canto e anche di stabilire i principi di una nuova teoria delle funzioni vocali che fossero anche traducibili nella pratica. All’inizio, lo studio fu concentrato sulle problematiche ergonomiche del corpo. In seguito, tramite un vasto metodo di misurazione fisiologica e acustica, i ricercatori hanno trovato alcune connessioni molto importanti tra il corpo e la voce, per cui sono state approfondite numerose tecniche corporee per tentare di determinare la loro influenza sul suono vocale. Nel corso del tempo, rapportandosi alle conoscenze della Sinergetica (la scienza che approfondisce l’auto-organizzazione della struttura indipendentemente dai singoli elementi), il campo della comprensione della voce e della pedagogia si è ampliato e ha condotto a nuovi sviluppi sulla comprensione del suono vocale. Il punto cruciale di questa pedagogia è lo sviluppo di una raffinata percezione di tutti gli aspetti del suono della voce umana. La regolazione e trasformazione del suono-corpo-energia è affidata alla percezione, alla ricettività rivolta al suono in grado di smorzare il principio motorio-muscolare che per sua natura prenderebbe il sopravvento.
Questo tipo di comprensione della funzione vocale ha condotto i ricercatori a postulare le seguenti qualità per una funzione sana della laringe:
– libertà e leggerezza del cantare,
– grande resa vocale
– indipendenza dall’età
– limitazione dell’usura e dell’affaticamento degli organi vocali1.
Nascita di una pedagogia
Queste promettenti affermazioni potrebbero apparire assai ardite se rapportate alle innumerevoli descrizioni che emergono nella letteratura scientifica e didattica sulla natura e sul buon uso della Voce. Nelle tecniche del canto artistico e dell’ars oratoria (voce parlata), le indicazioni di carattere operativo pongono quasi sempre l’accento sulla necessità del potenziamento muscolare dell’attività respiratoria o sulla direzionalità programmata degli organi dell’articolazione (lingua, mandibola, muscolatura del cavo orale, palati). Raramente si trovano indicazioni sulle reti di connessione tra laringe e orecchio, sulle possibilità di sfruttare il feedback audio-laringeo e l’innalzamento delle formanti armoniche come veicolo di trasformazione della gestalt del suono. Quantomeno riesce difficile trovare modelli operativi che siano funzionali alla trasformazione e allo sviluppo del suono di un allievo o di una persona, quali che siano le capacità o le dotazioni vocali di partenza. Il rapporto tra insegnante e allievo sembra plasmarsi od orientarsi nella ricerca di un modello performativo che soddisfi le necessità della musica, della recitazione e dei repertori di genere. L’attore e il cantante diventano personaggi perfetti o perfettibili al servizio di una mise en scene continua, unico sbocco per uno “sforzo” dispendioso e ritenuto comunque gratificante. «È grande, nell’artista, il pericolo di una valutazione errata delle condizioni di produzione e di esecuzione e aumenta ulteriormente nella misura in cui egli utilizza forti tensioni corporee come veicolo per la sua espressione musicale e scenica. Queste tensioni e contratture corporee, anche se spesso compaiono compulsivamente, sono suscettibili di un certo controllo e offrono, perciò, con troppa facilità, materiale per un approccio superficiale all’apprendimento e all’insegnamento. L’intenzione artistica ne viene necessariamente limitata, incollata per così dire ai bordi, cavità, superfici, muscoli e diminuita dal punto di vista energetico. Qui sta l’errore della pretesa di un controllo cosciente. Abbiamo qui a che fare con un modello “fisiologico-ideale” che vuole andare oltre la materia senza prima averla purificata2.»
Se contempliamo l’individuo come Per-Sona, come maschera per-sonante, con le sue implicazioni e relazioni con il Sé, scopriamo che la laringe merita quantomeno un posto di primo piano nel palcoscenico della fisiologia umana; molte sono le visioni e le idee circa la trama delle sue reti funzionali. Pensiamo per un attimo a queste complessità:
– la laringe è centro che regola l’equilibrio della pressione del corpo (funzione di doppia valvola);
– la sua funzione primaria di chiusura difende il corpo interno dalle intrusioni e dai pericoli;
– nella sua funzione secondaria di apertura/chiusura permette la nascita del linguaggio, il suono della parola e del canto;
– rappresenta il nostro IO, manifesta la nostra intimità, ci identifica e ci fa entrare in relazione con L’ALTRO;
– reagisce sul sistema delle emozioni e delle pulsioni,
– restituisce un Modello sonoro di auto-organizzazione del corpo e della mente, del ciò che siamo e del ciò che vorremmo essere;
– è in grado di evocare i suoni del sistema neuro-vegetativo e di attingere al “profondo”, all’archetipo;
– l’oscillazione efficiente delle sue “pelli” di mucosa può trasportarci nel grande cielo stellato delle formanti armoniche, nella eterea e multiforme stringa dell’energia acustica, una porta aperta per lo “spirituale” e “l’immateriale”.
Forse tanto altro ancora, che nemmeno osiamo immaginare. Che tipo di uomo/donna, persona cantante e che tipo di uomo/donna, persona parlante desideriamo per noi stessi? Se i nessi che legano la materia del suono vocale alla Per-Sona appaiono così intimamente legati ad una complessità retificata, a una indissolubile relazione con il corpo fisico e le sue strutture fini e complesse, che relazione instauriamo con la nostra Voce? Può la Voce diventare Corpo in sé? Sganciarsi dalla colla che la lega ai tessuti e agli organi per innescare una “redenzione” degli stessi? Anche se è diretta emanazione del corpo fisico, può assurgere a una forma metafisica? Queste domande non scaturiscono casualmente, ma rispondono ad un preciso bisogno di emancipazione e trasformazione del suono vocale dai suoi modelli di produzione abitudinaria, quotidiana, ripetitiva e meccanicistica. L’osservazione degli elementi in gioco del sistema Corpo-Voce può generare una diversa attenzione alla persona nel suo complesso. L’immensa catena delle reti di connessione tra organi, tessuti, ossa, cartilagini, legamenti e cavità, (sistemi olistici quali: tessuti connettivali, sistema neurale, mio-fasciale e dei liquidi) può rispondere sul piano della oscillazione? Come si propagano le onde oscillatorie generate a livello cordale all’interno del corpo? Quali sono le vie di “riconoscimento” propriocettivo che permettono tale contatto vitale? È veramente una questione di bravura, di talento e volontà oppure possiamo aprire una via di accesso all’ascolto delle sensazioni sensoriali? A mio avviso è questa iniziale domanda che ha innescato la ricerca verso un approccio metodologico che racchiude in sé genialmente i fondamenti della trasformazione.
La Via Sensoriale
Per progredire nella trasformazione del suono, qui inteso come materia oscillatoria all’interno del corpo, numerosi sono gli esercizi fisici, gli input sensoriali e immaginativi che sono stati sperimentati e “messi in campo”. Trent’anni di incessanti ricerche, prove ed esperienze su qualsiasi categoria di soggetti professionali che utilizzano la voce (cantanti, attori, professionisti della voce, logopedisti, strumentisti, musicisti, foniatri ecc.) hanno evidenziato risposte sorprendenti sul piano delle relazioni profonde che legano il nostro suono, generato dalla laringe, all’intelligenza del corpo. Ed eccoci ad una osservazione cruciale, a una chiarificazione indispensabile: la relazione che stabiliamo con il corpo intelligente ci permette di individuare i termini della relazione tra competenza della mente e intelligenza del corpo. Nel momento in cui parliamo di intelligenza corporea possiamo partecipare a questo fatto, che questa intelligenza ha la capacità di comunicare con noi, non è qualcosa che è, semplicemente! Con questa intelligenza facciamo le cose, certamente, però essa sembra esprimersi in tutti quei momenti in cui noi poniamo delle domande! Se facciamo delle domande al nostro corpo che sono libere da programmi (pensieri precostituiti) allora riceviamo delle risposte che arrivano dal canale della sensazione sensoriale (Empfindung). La sensazione sensoriale, colta nello stato di insorgenza, si costituisce come reazione spontanea che appare nel corpo allo stato per così dire “amorfo”, non ancora “valutata” dai sistemi di traduzione neocorticali; in questo “stato” di fuggevole consapevolezza, possiamo percepire un “potenziale d’azione” estremamente vitale per i tessuti e per la laringe stessa nel suo atto più creativo: partorire il suono.
«Empfindungen werden von Körperreaktionen ausgelöst, die “unterschwellige Aktionspotentiale generieren. Es sind feine, neuronal gesteuerte Gewebsveränderungen, die der gängigen Erfahrungswelt fremd sind. Sie sind netzartig, unbegrenzt und unspezifisch. Empfindungen dehnen sich wie ein transparentes Ferment in Körper aus. Sie dienen dem Ausdruck des Gewebezustandes. Empfindungen, die in den “Saiten” des sensiblen Nervennetzen und der “Häute” schwingen, sind zugleich Sprungfedern zu flächendeckender Resonanz. Eine solche Empfindungswelt entzieht sich dem Betroffenen solange, wie Gewebedruck als leistungs- und ausdruckssteigernd eingesetzt wird3».
Sappiamo che i pensieri sono principalmente sponsorizzati dall’emisfero sinistro dove risiedono le istanze di “controllo”, mentre “l’immagine”, la “percezione”, arrivano dall’emisfero destro, l’emisfero intimamente collegato con il sistema neuro-vegetativo, dove il piano dell’intelligenza del corpo trova la sua forza autonoma e vitale. La sensazione sensoriale rappresenta la “vita” dei nostri tessuti interni, una vita intimamente collegata con i processi neurali del sistema nervoso parasimpatico, del sistema nervoso gamma e la catena dei recettori sensoriali. Su questo piano possiamo compiere azioni muscolari con rinnovata innocenza, smorzando la pressione e la fatica che insorgono dalle richieste di compiti fisicamente stressanti. Ebbene, questo cosa ha a che fare con la laringe? Con la produzione del suono? Quando cantiamo o parliamo siamo “controllori” di quello che accade all’interno? Abbiamo la certezza che stiamo dirigendo il suono vocale verso obiettivi estetici e/o performativi? Quando il pensiero dell’altezza della nota o dell’intonazione (nell’atto cantato) e dell’intensità espressiva (nell’atto parlato) diventano obiettivi primari della performance, non siamo forse difronte ad un compito motorio (sforzo) generativo di stress e ansia? Le vie dei sistemi motori (motoneuroni alfa) innescano un automatismo differenziato in tutti i soggetti ad alto tasso di competitività. Cantare e/o parlare-recitare può diventare un compito faticoso, un impegno gravato di enorme responsabilità, una responsabilità che “ispessisce” il corpo, un corpo che si “difende” chiudendosi, contraendosi: ciò che esce dal corpo (il suono) porta con sé la prigione di siffatto corpo che lo ha generato. Su questo altare purtroppo vengono sacrificate le sensazioni sensoriali con conseguente chiusura dei canali propriocettivi; canali che appartengono comunque al corpo intelligente e i processi di formazione del suono non possono essere contemplati con una consapevolezza neutrale, con una libertà rinnovata.
Da qui il compito di questa raffinata metodologia: siamo di fronte alla possibilità di innescare un processo di graduale diminuzione dell’attività muscolare del sistema respiratorio e di quello articolatorio a tutto beneficio dell’apparato fonatorio (laringe) e dell’apparato risonatore (cavità e tessuti sopra e sotto glottidei), possiamo scoprire come la via della Risonanza generi una sensazione di benessere e calma motoria in tutto il corpo liberandoci dalle pressioni del sistema muscolare che, seppur presente, può essere redento.
Questo stato, se raggiunto e stabilizzato, può essere apprezzato anche durante la performance nei repertori del canto artistico e nei testi della recitazione d’attore. La funzionalità delle strutture fonatorie può rendersi elastica, scarsamente stancabile e quindi disponibile ad affrontare i compiti spesso ardui dettati dalle necessità soprasegmentali del linguaggio e dell’espressione in senso lato. Il suono della voce se liberato dalle opposizioni del corpo può emergere con rinnovata energia diventando potente ma leggero, intenso e fresco, che percorre lo spazio, che non irretisce l’orecchio, che dona alla persona una sensazione generale di benessere.
1. Gisela Rohmert, (1995) Il cantante in cammino verso il suono – leggi e processi di autoregolazione nella voce del cantante. Diastema, Treviso (1995), p. 17
2. Ibid, p. 18
3. «Le impressioni sensoriali [Empfindungen] vengono sprigionate da reazioni fisiche che generano potenziali d’azione latenti. Si tratta di sottili cambiamenti dei tessuti, di origine nervosa che risultano sconosciuti al mondo corrente dell’esperienza quotidiana. Sono [cambiamenti] reticolari, illimitati, non circoscritti e non specifici. Le impressioni sensoriali [Empfindungen] si estendono nel corpo come un fermento trasparente. Servono a rilevare la condizione del tessuto. Tali impressioni sensoriali che oscillano muovendosi lungo le “corde” della rete nervosa sensibile e nelle “pelli” [membrane], sono al tempo stesso delle molle per una risonanza diffusa. Un tale mondo di impressioni sensoriali si sottrae a colui che ne viene sorpreso fino a quando non subentra una pressione nei tessuti che funge da stimolatore di performance e di espressività». Traduzione a cura di Isabella Longo e Consuelo Serraino in: “Luciano Borin, La Voce Funzionale – una Pedagogia Vocale, in (a cura di M. Degli Stefani – F. Facchin), Persona, Voce e Identità, opportunità musicali per la salute e il benessere – Atti del Congresso Internazionale, Villa Contarini Fondazione G.E. Ghirardi, Piazzola sul Brenta (PD) 2015”.
Rohmert G., Landzettel M. (2015) Lichtenberger Dokumentationen – Band I – Erkenntnisse aus theorie und praxis der physiologie des singens, sprechens und instrumentalspiels – Lichtenberger®Institut für angewandte Stimmphysiologie; p. 48
Contatti:
Lichtenberger Institut für angewandte Stimmphysiologie
Landgraf-Georg-Straße 2
D – 64405 Fischbachtal
Telefon: +49 6166 – 8490
Fax: +49 6166 – 8454
E-Mail: sekretariat@lichtenberger-institut.de
https://www.lichtenberger-institut.de
Info sul Metodo:
Luciano Borin
lucianoborin1958@gmail.com
TESTI DI RIFERIMENTO
Gisela Rohmert, (1995) Il cantante in cammino verso il suono – leggi e processi di autoregolazione nella voce del cantante. Diastema, Treviso (1995), traduzione italiana a cura di Maria Silvia Roveri e Ulrike Wurdak
Gisela Rohmert, Martin Landzettel, Lichtenberger Dokumentation – Erkenntnisse aus theorie und praxis der physiologie des singens, sprechens und instrumentalspiels – Band I (2015); Band II (2016); Band III (2017)
Luciano Borin, La Voce Funzionale: una Pedagogia Vocale, in: (a cura di M. Degli Stefani – F. Facchin), Persona, Voce e Identità, opportunità musicali per la salute e il benessere – Atti del Congresso Internazionale, Villa Contarini – Fondazione G.E. Ghirardi, Piazzola sul Brenta (PD) 2015, pp. 327-334
Scrivi un commento