Cosa significa cantare nei chiostri?
Che strutture sono e che origini hanno?
Queste sono alcune delle domande che ci si può porre nel leggere il titolo del Festival Regionale Voci nei Chiostri.
Nela foto: Coro Giovanile Italiano a Ferrara
Il chiostro, dal latino claustrum, in origine indicava un luogo chiuso, recintato, di difficile accesso. In seguito prese il significato di un luogo abitato da religiosi, ma per arrivare all’idea di uno spazio libero che potesse collegare le varie parti del monastero e facilitarne il passaggio, dovremo aspettare una spontanea evoluzione del termine.
Nel 567 il Concilio di Tours prescrisse che i monasteri possedessero un locale che potesse ospitare quei monaci che volessero dedicarsi alla lettura; questo locale sarà poi il chiostro. Isidoro di Siviglia nomina, tra le altre parti che deve avere un monastero, un portico per il quale i religiosi possano recarsi al giardino. Anche il famoso monastero di San Gallo presenta un chiostro attiguo alla chiesa. Il chiostro quindi trovò la sua origine in una necessità pratica, specialmente in Occidente dove la vita in comune prevale sull’isolamento individuale. Le varie parti dell’edificio monastico non possono esser troppo lontane tra loro, per consentire facilmente lo spostamento dei monaci da un luogo all’altro. Il chiostro è quindi un cortile attorno a cui si dispongono tutti gli altri elementi costituenti l’abbazia. Tutti gli edifici monastici si articolano intorno al chiostro che rappresenta la centralità dell’edificio sia in senso architettonico, sia per il grande valore che ha questo spazio nella vita monastica. Un cortile, quindi provveduto di portici per riparare i monaci dalle intemperie e di un pozzo o di una fontana per le necessarie abluzioni. Nella storia dell’arte il chiostro ha dato luogo a capolavori architettonici. Il chiostro è caratterizzato da uno spazio a cielo aperto, generalmente quadrato o rettangolare. Si possono trovare chiostri di tipologie molto diverse, con variate disposizioni di aperture e di sostegni, con serie di colonnine, continue o interrotte da pilastri, a un sol ordine o a due ordini con la pianta quadrilatera variata dall’edicola per la fontana. Per quanto concerne i dipinti, furono nudi o scarsamente adorni, oppure riccamente policromi e anche ornati di pitture e sculture.
Coro Giovanile Italiano a Salsomaggiore
Il Festival inizialmente nato nella provincia di Rimini da un’idea del direttore artistico Andrea Angelini, è stato esteso a tutta la regione nel 2016. L’obiettivo è sempre stato quello di mettere in relazione compagini corali di varia natura, estrazione e provenienza geografica che portassero, tramite la loro identità sonora, una rappresentanza di tutto il territorio regionale. L’iniziativa riscosse da subito un buon successo tanto che nella prima edizione estesa parteciparono 45 cori provenienti dalle province di Parma, Piacenza, Ravenna, Rimini, Bologna, Modena, Reggio Emilia per un totale di 27 concerti.
Negli anni seguenti si è registrata una media di circa 40 concerti all’anno con l’intervento sempre più numeroso dei cori: l’edizione 2019 ha visto la partecipazione di 74 formazioni corali.
Il lockdown del 2020, come è noto, ha impedito la prosecuzione delle normali attività tra cui, ovviamente anche quelle che riguardano i cori come i concerti, le prove, i ritrovi, le masterclass. Nemmeno la pandemia, però, ha frenato l’entusiasmo propulsivo di AERCO che nell’estato 2020 ha convertito il Festival in una edizione speciale virtuale raccogliendo le adesioni di 51 cori per un totale di 10 concerti online ognuno con la presentazione e guida all’ascolto di un direttore di coro incaricato.
Coro Giovanile Italiano a Salsomaggiore
Nel 2021 finalmente si è potuti tornare al Festival in presenza. Il particolare fine di questa edizione era far dialogare e far conoscere tra loro compagini corali di differenti province. Per la sua realizzazione è stato emanato un bando al quale hanno partecipato 44 cori. I direttori artistici Silvia Biasini e Fabio Pecci hanno predisposto il programma costituito da 26 concerti in 7 province. La caratteristica di questi eventi era la sinergia non solo tra gli ensemble corali, ma anche tra i repertori che essi hanno proposto. A tal proposito, era richiesto a tutti i partecipanti di inserire nel programma del concerto, un brano composto da un autore emiliano-romagnolo. Voci nei chiostri ha così potuto godere della rappresentanza di diversi stili e forme musicali dal Medioevo alla contemporaneità, dal canto a cappella al canto accompagnato.
Numerosi sono gli eventi speciali correlati al Festival che hanno visto la partecipazione di gruppi corali provenienti dal territorio italiano e non solo. Da segnalare anche la partecipazione del Coro Giovanile dell’Emilia Romagna.
Evento particolarmente seguito è stata la tre-giorni del Coro Giovanile Italiano a Salsomaggiore Terme, Ferrara e Parma. Nato per iniziativa di FENIARCO, il CGI è una formazione corale di 40 giovani cantori tra i 18 e i 28 anni che provengono da diverse città d’Italia. Attualmente è diretto dai maestri Petra Grassi e Davide Benetti. Il programma, diviso in due parti, ha visto Davide Benetti condurre il coro attraverso polifonie, contrappunti e armonie di impostazione più rigorosa per poi abbandonarsi alla guida sicura e affidabile di Petra Grassi che ha proposto un repertorio contemporaneo ricco di connotazioni poetico-drammatiche e sperimentazioni sonore. Voci nei Chiostri 2021 si è concluso con il concerto del Coro Figuralchor di Colonia (Germania).
Così come il chiostro ebbe una funzione di collegamento tra le varie parti del monastero permettendo uno spostamento riparato, rapido e sicuro, allo stesso modo il Festival Voci nei Chiostri è un’insostituibile fonte di contatto, scambio e reciproca conoscenza tra tutti i cori della Regione Emilia Romagna.
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