Era il settembre del 2004 quando, assieme a un piccolo gruppo di tre coristi, Dariush, Malika e Claudia (rispettivamente un musicista iraniano, una giovane marocchina e una entusiasta signora di origini romagnole), mi incontrai per la nostra prima prova. L’idea era quella di formare un coro che, attraverso la musica corale, riunisse italiani e stranieri in un progetto musicale dalla forte componente umana e sociale, con l’obiettivo di mettere in relazione e comunicazione persone di provenienze culturali, linguistiche e religiose diverse.
Non sappiamo se sia stato per l’idea in sé del “coro interculturale”, o per il clima gioioso e pieno di energia che si respirava durante le prove musicali, ma sta di fatto che al secondo incontro i coristi erano diventati sette, al terzo otto, e al quarto quindici. Fu proprio in quel momento che ci rendemmo conto che stava realmente nascendo il coro e che, assieme, stavamo costruendo qualcosa di importante per la città di Bologna, qualcosa che non era ancora molto comune in Italia, a quei tempi, e di cui, forse, si sentiva la mancanza. Il coro continuò le sue prove, crescendo sia musicalmente, sia numericamente. Dopo qualche mese, ci fu il primo intervento con qualche brano a più voci, interamente a cappella, cantato durante una delle riunioni delle associazioni del Centro Interculturale “M. Zonarelli”, un Centro del Comune di Bologna che si occupa di promuovere la partecipazione dei nuovi cittadini e cittadine alla vita pubblica locale, sostenendo l’associazionismo migrante e interculturale, con l’intento di valorizzare le culture dei Paesi di origine e di promuovere occasioni di socializzazione. Nei mesi successivi arrivarono altri concerti, tra cui diverse collaborazioni con il Quartiere San Donato di Bologna, che ci aveva sostenuto fino a quel momento, oltre che con le Associazioni del territorio e il Comune di Bologna.
Oggi il coro è formato da circa sessanta coristi, una parte di italiani e diversi stranieri, proprio come un piccolo mondo rappresentativo della nostra società. Da qui, infatti, il nome Mikrokosmos, un vero e proprio “piccolo mondo” sonoro cittadino, con anche un voluto omaggio alla famosa raccolta omonima composta da Béla Bartók, un capolavoro di composizione e di pedagogia, i cui 153 brani musicali, ordinati progressivamente per difficoltà, sono intrisi di melodie e ritmi tratti e ispirati alla musica popolare del suo paese, e non solo.
Tra gli stranieri (termine che su cui personalmente ho sempre avuto più di qualche riserva…perché stranieri rispetto a chi? Ma è giusto per farmi capire…), ci sono coloro che sono già inseriti nel tessuto sociale della città, con un lavoro stabile o una famiglia, ma c’è anche chi è arrivato da poco, magari in cerca di lavoro e di una rete di amicizie e, in alcuni casi, qualche studente Erasmus di passaggio a Bologna.
In questi diciassette anni di vita, negli oltre centosettanta concerti fatti per rassegne, festival ed eventi culturali, ci siamo sempre proposti sempre come luogo di cooperazione, rispetto reciproco e buona convivenza sociale, convinti dell’arricchimento che avviene quando culture diverse si incontrano, con l’obiettivo di realizzare, seppur in piccolo, l’idea della pace.
Uno degli arricchimenti più preziosi, ad esempio, è stato quello del repertorio, poiché l’avere tra i coristi anche degli stranieri ci ha permesso di poter imparare brani in lingua lingala (cantatoci da un corista congolese), in persiano (grazie a una corista iraniana), in lingua araba (insegnatoci da una corista della Giordania), e altri in polacco, svedese, ceco, spagnolo, tedesco, francese, inglese, portoghese, ungherese, rumeno, serbo, turco, peruviano, camerunense. Tutti questi, appresi grazie alla preziosa presenza di almeno un corista di quella provenienza culturale. Questo ha fatto sì che, negli anni, Mikrokosmos potesse raccogliere e imparare un repertorio molto variegato, in un certo senso originale, poiché molti di quei brani non sono editi e sono stati arrangiati ed elaborati appositamente per il coro, e soprattutto, con una forte identità legata ai coristi del coro stesso.
Nel 2005 abbiamo poi deciso di costituirci in Associazione Culturale e, dal quel momento, abbiamo tenuto laboratori didattici di musica e intercultura, curato rassegne musicali – come MikrokosmInFesta, la Rassegna di Primavera – e BolognaCanta – I° Festival dei Cori a Bologna, in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Bologna, riuscendo a coinvolgere dodici cori in cinque serate presso il chiostro della Basilica di S. Stefano (luglio 2010), e proposto il consueto Concerto Corale di Natale (per diversi anni, ovviamente prima della pandemia…), in cui venivano riuniti circa un centinaio di coristi di ogni età e provenienza, pensato anche come un momento di incontro tra diverse generazioni e culture, con anche gemellaggi tra cori e momenti d’insieme a cori uniti.
A gennaio 2007 l’associazione ha deciso di fondare anche Mikrokosmos dei Piccoli, nato con gli stessi obiettivi della formazione degli adulti e che, in tempi più recenti, si è diviso in due formazioni: Mikrokosmos dei Piccoli (bambini tra i 6 e i 10 anni) e Mikrokosmos dei Giovani (ragazzi dagli 11 ai 16 anni).
A luglio del 2007 il progetto Mikrokosmos – Coro Multietnico di Bologna ha ricevuto il Premio Nazionale “Interculture Map” per le migliori pratiche interculturali – Sezione Arti e comunicazione, promosso dall’Associazione Africa e Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione “Giovanni Agnelli” di Torino e, nel 2011, è stato riconosciuto dal Comune di Bologna come gruppo di “interesse comunale per la sua funzione altamente educativa”.
Da settembre 2018, infine, l’associazione si è arricchita di una ulteriore formazione corale, rivolta a coristi tra i 20 e i 35 anni, col nome di Coro Ad Maiora.
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