Josquin Desprez. Il sublime ingegno del maestro delle note
Un prologo del tutto personale
Ogni musicista sa bene cosa significhi il giorno del proprio diploma: quel giorno tu e il tuo strumento cominciate il vero percorso che vi porterà a sublimare anni di studio e di sacrifici. Di solito è così.
Però può succedere che il giorno in cui ti diplomi, per dire, in Fagotto, hai la bella idea di fermarti in un negozio di dischi e comprarti un cd di un autore di cui hai letto cose molto interessanti ma del quale non hai mai sentito la musica. Vai a casa contento, rilassato, ti avvicini allo stereo, scarti il cd che ti sei comprato e lo inserisci nel carrello del lettore.
La copertina dice Josquin – L’homme armé masses ed è registrato da un gruppo vocale inglese.
Dopo la citazione del tema su cui la messa è costruita, parte il Kyrie.
Dopo pochi secondi ti blocchi, come se fosse il mondo intero a essersi fermato, la musica scorre ma sei frastornato. Quando il Christe finisce non riesci più a trattenere la tensione, l’emozione prende il sopravvento.
In quel momento ti guardi dentro e decidi che QUELLO è ciò che vuoi fare nella vita e che a lungo avevi invano cercato. Guardi il fagotto che ha condiviso con te quegli anni e capisci che non lo toccherai mai più.
La tua musica ti ha finalmente trovato, e nulla può frapporsi tra di voi.
Era il 10 luglio del 1989 quando incontrai la musica di Josquin Desprez e la mia vita da allora ha dovuto seguire le sorti di quell’amore improvviso e incontrastabile.
Ma chi era in effetti Josquin Desprez, il musicista più importante del Rinascimento, che tale e tanto potere riusciva ad avere? Cosa ha rappresentato nella storia della musica e qual è attualmente lo stato della conoscenza della sua opera presso i musicisti e il pubblico?
Josquin incomparabilis
E cantandosi pur in presenza della Signora Duchessa un mottetto, non piacque mai né fu estimato per bon, fin che non si seppe che quella era composizion di Josquin de Pris.
È una pagina del Libro del Cortigiano di Baldassar Castiglione a raccontarci quale fosse la fama e l’autorità di Josquin presso una corte italiana (nella fattispecie quella di Urbino) nel primo decennio del Cinquecento. Il mottetto non piaceva agli ascoltatori, ma la loro opinione cambiò rapidamente quando si seppe che era opera di Josquin. Non sappiamo se l’episodio sia effettivamente successo, quale fosse stata la qualità dell’esecuzione e nemmeno se fosse effettivamente Josquin l’autore di quel brano: sappiamo però che secondo Castiglione il solo evocare il nome del compositore faceva cambiare parere a chi ascoltava. Del resto pochi anni prima dell’episodio raccontato, una delle più apprezzate personalità artistiche italiane di fine Quattrocento, il poeta e musicista improvvisatore Serafino Dell’Aquila, componeva in suo onore un sonetto che iniziava con i versi
Josquin, non dir che ‘l ciel sia crudo et empio,
che te adornò de sì sublime ingegno
e quattro decenni dopo, con il compositore morto da quasi vent’anni, Martin Lutero scriverà “Josquin è il maestro delle note, perché fa fare alle note ciò che vuole, mentre gli altri compositori devono fare ciò che le note vogliono”. E lo stesso Lutero scrisse “Deus predicavit evangelium etiam per musicam, ut videtur in Josquin”.
Chi era dunque questo musicista che tanta fama e tanto rispetto riscuoteva?
Nato entro la metà degli anni Cinquanta del Quattrocento probabilmente in un villaggio della contea dell’Hainaut, attualmente in Belgio, Jossequin Lebloitte dit Desprez crebbe a Condé-sur-l’Escaut in Francia presso la famiglia dello zio paterno. Quasi certamente affidato, come puer altaris, all’importante chiesa abbaziale di St. Gery a Cambrai, divenne in giovane età cantore in una delle più prestigiose cantorie europee, quella di Renato d’Angiò, duca di Provenza a Aix-en-Provence. Lavorò con molta probabilità alla corte di re Luigi XI tra il 1480 e il 1483, prima di trasferirsi almeno dal 1484 in Italia, prima a Milano, dove venne probabilmente ritratto da Leonardo da Vinci, e poi a Roma. Fu proprio l’Italia a rendere celebre Josquin, in quegli ultimi quindici anni del Quattrocento durante i quali la sua arte poté esprimersi ed esplodere in tutta la sua inestimabile qualità. All’interno di una produzione già di livello elevatissimo, con la prima maturità il musicista cominciava a creare opere del tutto fuori dall’ordinario: messe come L’Homme arme: Super voces musicales, La Sol Fa Re Mi e l’ineffabile Gaudeamus, o mottetti come Illibata Dei virgo nutrix e Inviolata integra et casta, davano alla figura musicale di Josquin un valore che si elevava anche rispetto a quella di colleghi come Isaac, Agricola, La Rue, Compère e Obrecht, peraltro dotati di enorme talento.
Non a caso Pierre Moulou, nel testo del suo mottetto Mater floreat contenuto nel Codice Medici del 1518, ma composto alcuni anni prima per la corte francese, elencando una serie di grandi compositori, da Dufay fino ai suoi contemporanei, a Josquin dedicava l’aggettivo “incomparabilis”. Nel 1502 l’editore Ottaviano Petrucci pubblicava a Venezia il terzo volume della sua impresa editoriale: dopo un primo libro di chansons (Harmonices musices Odhecaton A) e un secondo di mottetti (Motetti A), decise di stampare un volume di Messe polifoniche caratterizzato da due grandi novità, la stampa delle singole parti vocali staccate in formato orizzontale ed essere dedicato a un solo autore, a differenza dei due volumi precedenti che erano raccolte di opere di vari musicisti. Nasceva il primo libro musicale monografico della storia e il suo titolo era Misse Josquin. Il cognome non serviva, il semplice nome dell’autore bastava a garantirne le vendite.
Dopo una importante parentesi in Francia, il ritorno in Italia nel 1503, stavolta a Ferrara alla corte di Ercole I d’Este, stimolava la creazione di opere come la messa Hercules dux Ferrariae e quell’assoluto capolavoro che è il Miserere, opera che come nessun’altra riusciva a descrivere lo smarrimento causato dal peccato e che forse segnava il vertice artistico del Maestro. Dopo l’esperienza ferrarese, nell’aprile del 1504 il definitivo ritorno a Condé-sur-l’Escaut, dove nella Collegiata di Nôtre Dame Josquin assumeva il ruolo di Prevosto e nella quale trascorse gli ultimi diciassette anni di vita, componendo ancora capolavori, come le messe Faysant regretz e Pange lingua, un gran numero di mottetti e chansons e dove morirà il 27 agosto del 1521.
L’eredità artistica
Tale fu la portata innovativa della musica di Josquin, quella stessa forza di avanguardia che ne rendeva unica la figura, che essa rimase non solo ineguagliata, ma anche fondamentalmente isolata.
A rendere particolare quell’opera, oltre a un indiscutibile bellezza musicale e perfezione formale, era il rapporto strettissimo che si creava tra musica e testo. Nelle sue Messe infatti, ma ancor più nei suoi mottetti, il testo, che fino ad allora era stato fondamentalmente solo uno degli elementi in mano al compositore – spesso anzi un ostacolo da aggirare – ma ancora più specificamente gli stati d’animo che esso poteva creare, diventava la vera ispirazione e la fonte da cui far nascere l’idea musicale. Era una sorta di “scoperta dell’uomo” in musica. Non ci si trovava ancora nell’età dei madrigalismi (anche se musica che dipinge e descrive fedelmente le parole già appare in composizioni come Fama malum e Planxit autem David, composte almeno trent’anni prima che il madrigale nasca ufficialmente), ma era comunque lo stato d’animo creato dal testo a delineare lo spazio psicologico dentro il quale il Maestro disponeva le proprie note. Il risultato fu talmente folgorante e personale che per decenni nessuno riuscì a sviluppare quello stile, se non sporadicamente.
Solo verso la metà del secolo compositori come Willaert e Verdelot, ma soprattutto Rore, reimpiantando i frutti dell’esperienza josquiniana nel nuovo genere del madrigale, iniziarono a far germogliare da essa quell’arte raffinata che ebbe poi come conseguenza la nascita della nuova musica del primo barocco.
Nessuno riuscì comunque a eguagliare o avvicinare quell’arte. Almeno fino all’avvento di un compositore tedesco settecentesco.
In una pagina dell’apocrifo Piccola cronaca di Anna Magdalena Bach, apparso e circolato anonimo durante l’Ottocento e talmente ricco di particolari personali da essere per decenni ritenuto un diario originale della seconda moglie di Johann Sebastian Bach, si legge che “Johann Sebastian mi diceva che avrebbe voluto essere come quel musicista del passato del quale Lutero diceva che predicava il Vangelo in musica”.
Ecco, se proprio vogliamo trovare un’eredità artistica dell’opera di Josquin, la possiamo trovare in Johann Sebastian Bach.
Josquin Desprez cinquecento anni dopo
Grazie al lavoro di tre generazioni di musicologi tra quali vanno citati almeno Albert Smjiers, fondatore e direttore degli Opera Omnia Werken van Josquin Des Pres, Helmut Osthoff e Willem Elders, fondatore e direttore della New Josquin Edition, all’attività appassionata di un certo numero di ensemble vocali, ma soprattutto grazie alla particolare bellezza della sua musica, una collana di infinite perle che ha davvero pochi pari nella storia della musica, oggi il nome di Josquin è tornato a brillare nel firmamento musicale, per quanto si tratti di una stella che ancora troppi non conoscono e sanno identificare, ed è senza dubbio il musicista più eseguito tra quelli della sua epoca e dei decenni successivi.
Ma qualcosa manca ancora al suo pieno riconoscimento.
In primo luogo a rendere assai relativa la diffusione della musica di Josquin è il fatto che essa è prevalentemente musica vocale, in particolare musica corale o assimilabile alla coralità. Ben sappiamo come la formazione di sovrintendenti, direttori artistici e organizzatori sia ancora legata a una preparazione tipicamente strumentale, e ciò rende inevitabilmente esiguo lo spazio dedicato al repertorio corale e vocale a tutti i livelli presso le stagioni concertistiche.
Altro ostacolo alla completa comprensione della portata dell’opera del Maestro va purtroppo identificata proprio nella qualità tanto delle analisi, talvolta legate a una lettura esclusivamente strutturale che per quanto ricca non permette di comprenderne la complessità simbolica e retorica, quanto nelle esecuzioni, spesso incapaci di coglierne la singolarità, l’umanità, oltre che la profondità di visione spirituale e teologica che la pervadono.
Su questo punto non ci si stancherà mai di invitare gli esecutori a indagare, a scrutare le abissali profondità della musica di Josquin, e a farlo senza timore e senza pudore.
Perché forse il segreto del “miracolo Josquin”, come lo definiva la musicologa Nanie Bridgman risiede non tanto nell’indiscutibile bellezza o nella perfezione formale della sua musica: esso si cela nella presenza spirituale, nella profondità teologica e nella compassione umana di cui la sua musica è fatta e che da essa si sprigiona.
È il coesistere di pensiero, simbolo, talento, ispirazione, retorica e umanità, ma soprattutto è una capacità visionaria che trova pari solo in personalità quali Dante Alighieri o Leonardo da Vinci. Un modo di guardare oltre il terreno, oltre l’umano, per dipingere attraverso le note un luogo sublime, pieno di grazia e verità.
Bibliografia consigliata:
D. Fallows Josquin, Turnhout, Brepols 2009
W. Elders Josquin Des Prez and his musical legacy, Leuven, Leuven University press 2011
J. Rodin Josquin’s Rome, Oxford, Oxford University press 2013
L. Lockwood La musica a Ferrara nel Rinascimento, Bologna, Il Mulino 1987
C. Fiore Josquin Des Prez, Palermo, L’Epos 2003
R. Sherr (a cura di) The Josquin Companion, Oxford, Oxford University press 2000
F. De Haen Josquin Des Prez Der Noten Meister, Peer, Musica Alamire 1988
A. Clement, E. Jas (a cura di) Josquin and the Sublime, Proceedings of the International Symposium at Roosevelt Academy, Middelburg 2009, Turnhout, Brepols 2011
Discografia consigliata:
The Tallis Scholars L’homme armé Masses, Gimell 1989
The Tallis Scholars Missa Pange lingua, Missa La sol fa re mi, Gimell 1986
De Labyrintho Musica Symbolica, Stradivarius 2005
De labyrintho Musica per Ercole I d’Este, Stradivarius 2004
The Medieval ensemble of London Missae Faysant regretz, Di dadi, L’oseau lyre 1984
Ensemble Jannequin Septiesme livre de chansons, Recercar 2021
A Sei voci Missa De beata Virgine, Motets à la Vierge, Astrée 1995
The Hilliard ensemble Motets and chansons, EMI 1984
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