Corale: canto liturgico ufficiale della Chiesa luterana Kirchenlied, cantato dall’assemblea con il sostegno dell’organo → Monodia accompagnata. Armonizzato a 4 voci miste, fa parte dei repertori di tutti i cori di chiesa, quasi sempre con testo tradotto, ed è basilare nell’esperienza musicale del direttore e del cantore. La scrittura è omoritmica, raramente fiorita; è suddiviso in frasi che corrispondono ai versi delle strofe. Prendiamo ad es. il Corale Lobt Gott, ihr Christen allzugleich (Lodate Dio, o voi tutti cristiani) 1) armonizzato da J. S. Bach:

nelle cadenze di  semifrase  e di frase troviamo il   punto coronato  o corona: il segno ha qui valore grafico e non esecutivo, per rendere visivamente più chiara la struttura. Alcuni direttori allungano erroneamente gli accordi con la corona e il canto soffre inevitabilmente di pesantezza. Capita anche di sentire (come nel caso in esame) il prolungamento del solo accordo di semifrase ”gleich” (da 1/4 a 3/4), mentre Thron rimane col valore scritto: non si riconosce più la cadenza di semifrase da quella di fine frase. La corretta esecuzione non vuole prolungamento e  rispetta la durata scritta, segue il respiro non affannoso (il movimento può essere leggermente dilatato), per poi  riprendere a tempo 1. La conferma ci viene dal doppio confronto con la pura melodia 2) tratta dal Gotteslob 2, e con la versione organistica 3) dall’Orgelbüchlein (Piccolo Libro d’Organo) BWV 609, n. 11 di J. S. Bach

3)

OSSERVAZIONI ai punti 2) e 3)

2)  solo melodia: il trattino inclinato indica il respiro a fine verso e la corona non è usata. Da notare anche a fine frase la minima su ”Thron” seguita da pausa di semiminima e non di minima puntata (cfr. 1). La tonalità di Mib M, più bassa, in tessitura media, è più adatta all’assemblea.

3) corale figurato per organo: se la corona avesse valore esecutivo, lo stesso Bach interromperebbe il fluire  delle quartine di semicrome nelle parti interne, prolungando l’accordo sotto la corona. Ciò non accade né alla semifrase 3A), né a fine frase 3B). Nessuna improvvisa fermata quindi, semmai un poco ritenuto (limitato al 3° movimento in 3A e al 1° in 3B) che rievoca il respiro nel canto.

Troviamo ulteriore conferma nel seguente corale In dulci jubilo. Le diverse indicazioni di tempo 4) 3/4, 5) 6/4, 6) 3/2 e le differenti tonalità 4/5) in Fa M, 6) in La M non sostanziali per la nostra disamina, non devono confondere.

4)

5)

6)

4)      armonizzazione (Bach) per coro in Fa M: corone sia alla semifrase che alla frase (solo segno grafico);

5)      anche l’assemblea mantiene il Fa M; anche qui c’è solo il trattino ad indicare il respiro (Gotteslob);

6)      elaborazione contrappuntistica per organo (Orgelbüchlein BWV 608, n. 10) con il tema in canone all’ottava.

Il flusso delle terzine non conosce sosta o cedimenti, nemmeno a fine frase (4a battuta).

 

NOTE

1)     con preciso riferimento al corale sei/settecentesco. La scelta di raddoppiare o triplicare il valore della nota coronata è retaggio di una lettura ottocentesca che tende a dilatare il movimento, le sonorità e gli organici. L’argomento è ampio dato il grande utilizzo del corale nella letteratura organistica, corale, per soli, coro e orchestra e merita una trattazione particolareggiata.

2) Gotteslob, pag. 209, n. 134: libro di canti liturgici introdotto dalle conferenze episcopali tedesca, austriaca ed altoatesina nel 1975 allo scopo di unificare il repertorio assembleare dei paesi di lingua tedesca.

___________________________________________________________________________________________

Articolo tratto dal metodo: Mario Lanaro Esperienze Corali © 2012 Edizioni Carrara Bergamo n. 5281 per gentile concessione