Di reflusso gastroesofageo se ne sente parlare quotidianamente, non fosse altro che per il numero delle persone che riferiscono di soffrirne. Definirlo uno sconosciuto non sembra, oggi, più veritiero. Il reflusso gastroesofageo è un evento frequente e non necessariamente patologico (è usuale nel periodo post-prandiale), dovuto alla risalita verso l’alto di materiale contenuto nello stomaco (succhi gastrici, acidi) o nel duodeno (succhio duodenali, basici o alcalini). Questo evento diviene sintomatico quando il contatto con i succhi acidi produce una infiammazione della mucosa del viscere con cui viene a contatto. La flogosi può manifestarsi a livello esofageo (consideriamo l’esofago organo bersaglio di tale condizione, inducendo una esofagite) o a distanza, in senso più alto, verso altre sedi, inducendo diverse condizioni patologiche:
– faringe: faringiti, bolo, difficoltà di deglutizione
– laringe: laringite, edema, rossore, granulomi aritenoidei
– cavità nasale: riniti persistenti, sinusiti
– cavità dell’orecchio medio (attraverso la tuba): otiti recidivanti
– cavità orale: stomatite, carie, erosioni dentali.
L’interessamento di questi distretti può avvenire in assenza di segni tipici o endoscopici di esofagite, ponendo il medico di fronte a non poche difficoltà di tipo diagnostico. Questi sintomi di infiammazione, infatti, vanno differenziati dagli stessi sintomi indotti su questi organi da numerose altre patologie. L’immagine e la tabella che seguono riassumono queste condizioni.
La risalita di succhi acidi verso l’alto può avvenire per cause diverse:
– ridotta pressione dello sfintere esofageo inferiore (quella valvola che separa lo stomaco dall’esofago)
– abnorme motilità esofagea
– ridotta o abnorme resistenza della mucosa esofagea
– ritardato svuotamento gastrico
– aumento della pressione intra-addominale (come nel canto, ad esempio)
– ipersecrezione gastrica.
È una condizione molto frequente: stime per difetto indicano che il 4%-10% di pazienti che si rivolgono ad un otorinolaringoiatra presentano questa condizione e interessa il 50-78% di pazienti con disfonia o raucedine. Clinicamente occorre distinguere fra una patologia da reflusso gastroesofageo (Gastroesophageal reflux disease: GERD) da un reflusso laringofaringeo (Laryngopharyngeal reflux: LFR) le cui manifestazioni soggettive peculiari sono rappresentate da disfonia, disfagia, globo, tosse cronica, raclage. La distinzione, in senso patogenetico, deriva dalla maggiore sensibilità all’azione della pepsina attivata(enzima gastrico) sulla mucosa della faringe e del laringe. Reflussi possono realizzarsi per tempi più brevi (per poter indurre esofagite) e più volte nella giornata. In soggetti con LPR possiamo avere così manifestazioni atipiche da reflusso senza esofagite (rigurgiti e dolore retrosternale). La connotazione di un LPR deriva dalla documentazione del contatto dei succhi acidi o alcalini in esofageo e ipofaringeo (pH-manometria nelle 24 ore). Nell’ambito di una patologia da reflusso, più sfumati e di difficile connotazione sono i disturbi della deglutizione (disfagia), rispetto al “bolo”, che non altera la progressione dell’alimento attraverso le alte vie digerenti.
Persone che soffrono di tali disturbi possono presentarsi a noi con sintomi veramente diversi. Occorre indagare molto bene, con domande semplici ma precise, su quali sono i disturbi principali e quelli apparentemente meno importanti.
A che soffre di questi disturbi può essere anche proposto un questionario che indaga i propri disturbi. Di seguito ne riportiamo uno molto noto, il Reflux symptom Index (RSI), proposto da Peter Belafsky nel 2002. Il paziente esprime con un numero da 0 a 5 (0: assenza di problema, 5: problema severo) la gravità del sintomo indagato. Un punteggio finale superiore a 7 è indicativo di una condizione di disturbo.
I segni clinici dell’azione degli acidi sul laringe possono essere diversi. Il LPR è associato a diverse patologie laringee: disfonia tensiva, edema di Reinke, globo, iper-irritabilità laringea, laringospasmo, ritardata guarigione delle ferite, laringite posteriore, laringiti diffusa, granulomi aritenoidei, stenosi glottica e sottoglottica, anchilosi articolari cricoaritenoidea, carcinoma del laringe. Altri segni atipici possono essere rappresentati da raucedine mattutina, prolungato tempo di riscaldamento vocale (maggiore di 20 a 30 minuti), alitosi, frequente raclage, xerostomia (secchezza della cavità orale), lingua patinata, sensazione di ingombro in gola (globo), vellichio (sensazione di solletico fastidioso), disfagia (difficoltà alla deglutizione), rigurgito di contenuto gastrico, mal di gola cronico, lingua a carta geografica, tosse notturna, tosse cronica o ricorrente, difficoltà respiratorie (soprattutto di notte), polmonite da aspirazione, asma e laringospasmo, morti in culla nei neonati. Come abbiamo visto le manifestazioni del contatto degli acidi sul faringe e laringe (o altri organi a distanza) può determinare un numero estremamente alto e diversificato di disturbi: alcuni sono estremamente chiari e tipici, altri sono meno frequenti e più insidiosi. È una condizione frequente nel professionista della voce, che sovente utilizza volumi, e quindi pressioni sottoglottiche, elevate che possono agevolare cedimenti dei sistemi difensivi dello sfintere esofageo inferiore. Anche una alimentazione non corretta e sregolata può agevolare tale condizione, o alcune abitudini voluttuarie (alcool, fumo). Di igiene vocale abbiamo già parlato. Quando sussitono condizioni con segni tipici (dolore retro sternale o rigurgiti) o atipici (segni da LPR, segni respiratori, disfagia, eccetera) occorre consultare inizialmente il proprio medico quindi lo specialista foniatra se a prevalere sono i segni di interessamento del laringe. Le prime regole da ripristinare sono quelle di regolare lo stile di vita e la alimentazione. La tabella che segue fornisce alcuni suggerimenti.
Esami specifici e farmaci adeguati andranno prescritti dagli specialisti del settore. Vale sempre la regola, per il professionista della voce, di sottoporsi a controlli specialistici periodici.
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