La prima riflessione che viene spontanea frequentando il Festival di Primavera a Montecatini è questa: se gli educatori, e gli adulti in genere, non si sottraggono al loro dovere di proporre modelli, i ragazzi seguono, si appassionano, si entusiasmano. Tutti noi ci formiamo su quello che i percorsi di vita ci mettono davanti. Qualche volta è il caso a farci scoprire quello che poi diventa la passione di una vita. Ma nel quotidiano bombardamento di mediocrità, quando non di bruttura, non si può affidare al caso l’incontro con la musica e col canto. I processi educativi sono costruzione di percorsi che non siano la semplice riproduzione dell’esistente, ma sappiano proporre modelli e valori. Il coro stesso rappresenta una di queste opportunità e il Festival di Primavera esalta questa visione. Ai giovani coristi non si ha paura di proporre un gioco impegnativo, ma non per questo meno divertente. L’edizione 2013 del Festival di Primavera, nonostante qualche calo di adesione nella fascia delle scuole secondarie inferiori, è stata un’altra bella occasione di contatto con la realtà dei cori scolastici. Una realtà in grande espansione (sono più di duemila i cori scolastici secondo un censimento realizzato alcuni anni fa dal Ministero della Pubblica Istruzione): creature fragili, dalla vita aleatoria, legata alla precarietà di un docente che dove arriva fonda un coro destinato il più delle volte a morire quando, di li a pochi anni, l’insegnante-direttore cambierà scuola; ma anche creature estremamente vivaci e capaci di lasciare un segno nella formazione dei ragazzi. E se è sorpresa il coro nella scuola media inferiore, dove pure si pratica l’educazione musicale, ancora di più entusiasma vedere il movimento radicarsi nella secondaria superiore. Un movimento cresciuto spontaneamente, senza leggi quadro e nemmeno leggine, senza finanziamenti. Un movimento però non sorto dal nulla: ‘Un coro in ogni scuola’ era lo slogan lanciato dal ministro della PI Luigi Berlinguer. Più che un piano preciso, confortato da adeguati stanziamenti (a parte l’istituzione con fondi del ministero di centinaia di laboratori musicali destinati a potenziare l’insegnamento della musica) fu una campagna di sensibilizzazione sostenuta e fatta propria anche da Feniarco, che ha agito su diversi fronti, a partire proprio dalla creazione di questo Festival, univo nel suo genere e dedicato interamente ai cori scolastici. dapprima in due sedi distinte di due diverse regioni, per poi riunirsi in un’unica sede toscana, dapprima Follonica, poi Montecatini, grazie alla collaborazione dell’ACT, l’associazione corale di quella regione. Un festival strutturato in laboratori e concerti sul territorio, molti dei quali proprio all’interno delle scuole della Toscana. Docenti di prim’ordine, tra i quali, dal 2010, è presente un rappresentante della coralità europea (due nel 2013), a sottolineare la vocazione internazionale del canto corale e il dovere, se vogliamo crescere, di confrontarci con le esperienza che avvengono fuori di casa. Chiunque abbia potuto partecipare, anche solo come ospite, al Festival di Primavera, è stato contagiato dall’entusiasmo con cui ragazzi e direttori vivono la loro avventura: un bell’esempio di coralità, un bell’esempio di scuola italiana. Con il prossimo anno il festival si allargherà anche alla scuola primaria: è uno stimolo venuto dall’affermarsi del modello di Istituto Comprensivo, che riunendo scuole primarie e secondarie inferiori, stimola il sorgere di cori ‘trasversali’ tra ex scuola media e scuola elementare. Proprio dagli insegnanti direttori dei cori intervenuti a questa edizione del festival è nata la richiesta di aprire a questa fascia di età il Festival. Una caratteristica importante di questa edizione è stata la presenza del Coro Giovanile Italiano, che ha tenuto, parallelamente, uno dei suoi stage di preparazione, aprendo il festival con un proprio concerto cui hanno assistito, con grande attenzione, i ragazzi delle scuole medie. Si è creato un circolo virtuoso, nei giorni successivi, per cui i cantori del CGI erano diventati un modello da imitare per i ragazzi dei cori scolastici, accrescendo il loro impegno negli atelier e nelle prove; a loro volta i giovani del CGI, consapevoli di questa responsabilità, hanno dato il meglio di sé in ogni momento, fino ad una memorabile serata finale in cui, dopo aver cantato, si sono improvvisati presentatori dei cori scolastici coinvolgendo tutto il pubblico in definire concerto è riduttivo: tre ore di autentica festa dopo la quale ciascuno, a partire da chi scrive, è rientrato con una carica di entusiasmo che non si spegnerà facilmente. Nell’operare per la crescita della coralità infantile e scolastica Fenairco ha avviato anche un importante lavoro editoriale con la collana Giro Giro Canto. Di questo autentico successo editoriale è in preparazione il quinto volume, col quale superano il centinaio le nuove composizioni che vanno ad arricchire il repertorio italiano per cori infantili. La selezione compiuta dalla Commissione Artistica Nazionale su un campionario anche cinque volte più vasto delle composizioni da pubblicare, il fatto che a scrivere, rispondendo al bando Feniarco, siano musicisti con specifiche conoscenza del coro e del coro di voci bianche, garantiscono di una qualità musicale unita alla facilità di approccio che hanno innovato la coralità infantile italiana. L’attenzione data anche alla qualità del testo, spesso ricavato dalle opere di importanti poeti italiani, ci parla poi di un progetto globale di educazione. Accompagna ciascun volume la registrazioni dei brani, affidata ad una delle eccellenze italiane tra i cori di voci bianche. Il successo Strutturato in due fine settimana lunghi (da mercoledì/ giovedì a sabato) dedicati il primo alle scuole medie inferiori, il secondo alle superiori, si è tenuto è segnalato non solo dall’esaurimento delle copie rimaste dopo l’invio ai cori e agli istituti comprensivi italiani (del primo volume si è dovuta fare una ristampa) ma soprattutto da quello che possiamo constatare assistendo a qualsiasi concorso e quasi a qualsiasi concerto di cori di voci bianche, dove il brano di Giro Giro Canto è componente fissa. Il sistema corale italiano, insomma, attraverso la Federazione Nazionale e le Associazioni Regionali ha scommesso molto sulla vocalità infantile e può oggi affermare di aver dato un contributo determinante a questo fenomeno che pone la coralità italiana alla pari con quelle europee. E’ un allegro cinquettar di gioventù (ci si perdoni il richiamo pucciniano) quello che percorre a tutte le latitudini la coralità italiana. E sarebbe bene se ne accorgessero gli uomini di cultura, i pubblici amministratori, ma prima di tutto il mondo corale stesso: troppo spesso la faccia da crisantemo con cui celebriamo i funerali di vecchi cori gloriosi impedisce di vedere e far vedere che i battesimi sono più numerosi delle esequie e che i rallegramenti dovrebbero superare le lamentazioni. Questo fermento della coralità infantile e giovanile ha colto di sorpresa, smentendo molti stereotipi. Su tutti, quello che i giovani siano lontani dalla musica corale. Abbiamo imparato invece che bambini e ragazzi sono apertissimi a un linguaggio impegnativo ma gratificante: tutto sta nel coraggio degli adulti a far loro proposte di qualità, non dimettendosi dal ruolo di educatori nei confronti della nuove generazioni. Confesso di non sopportare più quanti, siano essi assessori alla cultura, presidenti di pro loco o parroci, se ne vengono fuori con l’insulsa frase: ‘Facciamo qualcosa per i giovani’ e poi tutto finisce a raduni sui prati o sulle piazze a migliaia di decibel. Ora possiamo rispondere che se vogliono fare qualcosa per i giovani, possono metterli nelle mani di uno dei tanti validi maestri di coro e farli cantare. E mettano, gli assessori, (mentalmente almeno, visto che non possono farlo contabilmente) la spesa tra gli investimenti, laddove vengono rubricati gli arredi urbani e i marciapiedi. Questi ragazzi potranno cantare tutta la vita o solo una stagione: quando, fra sessant’anni, passeranno nel novero dei vecchi, quegli arredi saranno stati rifatti tre volte, ma il segno lasciato da questa esperienza corale sarà rimasto, indelebile. Quale investimento migliore e più duraturo di quello sui cittadini di domani?
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