Leonida Paterlini nasce a Fontana di Rubiera in provincia di Reggio Emilia il 21 Giugno 1928 da una modesta famiglia di artigiani. Il “respiro” della musica è da subito presente nella sua vita: il padre suona il clarinetto nella banda comunale e lo zio si diletta con il violino. Fin da bambino mostra subito una grande predisposizione oltre che per la musica, per il disegno e la pittura, due grandi espressioni d’arte che lo accompagneranno per tutta la vita. Sono tempi difficili, durante la guerra e poi nel primo dopoguerra, prende saltuarie lezioni di musica a Reggio Emilia, ma le difficili condizioni economiche fanno sì che i genitori non possano assecondare le sue inclinazioni artistiche; viene così iscritto ad una scuola tecnica ma continua gli studi musicali da autodidatta: organo, armonium, fisarmonica. Passata la bufera bellica, il giovane Paterlini comincia ad entrare nel mondo della coralità. Il parroco di Fontana lo invita a dirigere il coro parrocchiale e il Maestro si tuffa con entusiasmo in questo compito: sono i tempi delle messe di Perosi e dei suoi numerosi epigoni; continua parallelamente l’esercizio della pittura e si dimostra personalità versatile dai molteplici interessi. Prende pure un diploma da radiotecnico con un corso per corrispondenza. Poi la prima grande svolta della sua vita: nel 1960, da poco sposato, vince un concorso come impiegato delle Ferrovie e si trasferisce a Bologna. Continua saltuariamente l’impegno con il coro di Fontana di Rubiera. Si diletta anche nella composizione, scrive inni e canzonette in occasioni di festeggiamenti in onore di varie persone e amici, arrangia personalmente le parti di accompagnamento delle messe di Perosi per adattarle ad un piccolo ensemble d’archi, suoi amici e colleghi di lavoro che raduna nelle grandi festività liturgiche. Poco a poco l’impegno a Fontana si riduce e Paterlini, all’inizio degli anni 70, dedica il suo tempo libero prevalentemente al disegno e alla pittura. Continua tuttavia a nutrire la sua cultura musicale: animato da una sfrenata curiosità, con passione insaziabile legge svariati trattati di armonia, composizione e storia della musica. ma in parallelo qui si innesta un’altra vicenda: a San Giovanni in Persiceto ………… Persiceto è un grosso comune della provincia di Bologna e una delle più grandi ed importanti parrocchie della diocesi. Verso la metà degli anni ‘60 il parroco di allora, Mons. Guido Franzoni, grande appassionato di musica, decide, non senza subire polemiche ed incomprensioni, di far costruire un nuovo grande organo dotato di tre tastiere e 50 registri per la Basilica Collegiata. In seguito raduna un gruppo di ragazzini che iniziano a studiare musica privatamente, sospinti dall’ entusiasmo del vecchio parroco. In molti si iscriveranno poi al Conservatorio e arriveranno al diploma di Organo (attualmente 4 di essi sono docenti in Conservatorio). La vita musicale della parrocchia si eleva decisamente, non così la vita corale. La “vecchia” schola della Basilica si scioglie all’inizio degli anni 70 e inizia un periodo di “terra di nessuno” con il progressivo avanzamento di gruppi giovanili e relativo repertorio “moderno”. Nel 1971 fa il suo ingresso a Persiceto il nuovo parroco Don Enrico Sazzini. Sono gli anni immediatamente seguenti al Concilio Vaticano Secondo, la liturgia vive una profonda trasformazione ma il nuovo giovane parroco, profondo conoscitore dell’arte ed appassionato della vera musica sacra, si rende conto che a S. Giovanni, se gli organisti ci sono in abbondanza, dal punto di vista corale bisogna ricominciare da capo, ma in modo bello e degno, senza cedere alle effimere lusinghe del nuovo a tutti i costi. Decide perciò di ricostituire una vera Schola Cantorum e affida l’incarico al Maestro Giorgio Bredolo, organista e compositore che in quegli anni frequenta il Conservatorio a Bologna. Nel Gennaio 1973 nasce ufficialmente il coro dei Ragazzi Cantori, coro di voci bianche allora denominato “Sangerknaben”. Il gruppo cresce rapidamente sia in numero ma soprattutto in qualità vocale; oltre alla messa domenicale arrivano i primi impegni, le trasferte, i concerti. L’entusiasmo è grande e il repertorio è costituito quasi esclusivamente da musica antica, Bach in particolare, ma anche polifonia classica, gregoriano ecc.
La svolta arriva nel 1975: il M° Bredolo, che ha già assunto una certa notorietà con questo coro di voci bianche, riceve un’importante offerta di lavoro a Milano e decide di trasferirsi. Sono momenti difficili, il rischio è quello di disperdere la preziosa esperienza e Don Enrico si rivolge ai suoi organisti, sperando di trovare qualcuno che si assuma l’impegno di sostituire il direttore uscente. Nessuno però si sente di accettare un tale compito e si entra in una situazione di stallo. Finché…………… Ecco che le diverse vicende si incontrano e, come spesso avviene, tutto è all’insegna della casualità (ma noi preferiamo pensare alla Provvidenza che agisce per vie talvolta davvero inattese e sorprendenti) Fernando Rossi, padre di uno dei cantori del “Sangerknaben”, è ferroviere di professione, ma
è anche suonatore di violino ed è uno degli strumentisti che Paterlini chiamava per le sue messe a Fontana. Si conoscono da molti anni, sono colleghi di lavoro e sono amici. Viene deciso di fare un tentativo: Rossi proverà a sondare l’animo dell’amico con la proposta di assumere la direzione del “Sangerknaben”. Paterlini non è propenso ad accettare, negli ultimi anni si è dedicato più che altro alla pittura e al disegno e la musica ormai per lui è rimasta solo come un fatto di studio e approfondimento personale, la pratica corale già da alcuni anni è quasi abbandonata. Ma la situazione a S. Giovanni è molto critica, il coro rischia di disperdersi irrimediabilmente e l’amico insiste almeno per un’audizione senza alcun impegno. Paterlini cede (pur ritenendo di non poter accettare) e viene a S. Giovanni dove 40 ragazzini diretti dai più “anziani” sono pronti e trepidanti nel fargli ascoltare alcuni canti e in particolare l’Exultate Justi di Viadana…….. Era la sera di giovedì 27 Novembre 1975……. La prova, pur con alcune inevitabili pecche, lo affascinò, restò suggestionato da quelle voci bianche e non riuscì a svincolarsi ….. Tuttavia non accettò subito l’incarico, anzi era molto titubante, i ragazzini erano impostati vocalmente molto bene, leggevano in chiavi antiche, il repertorio era impegnativo……..Paterlini sentiva la propria preparazione musicale (quasi totalmente da autodidatta), molto inadeguata ed esitava. Infine, anche in seguito alle insistenze a e alla totale fiducia dimostratagli da Don Enrico, decise di accettare. Da quel momento si aprì una nuova fase nella vita del Maestro che si tuffò anima e corpo nello studio e nella preparazione musicale. Seguendo l’impostazione del suo predecessore, organizzò il coro in 5 prove settimanali a voci separate, tutti i pomeriggi escluso il mercoledì. Oggi sembra fantascienza ma trentacinque anni fa si andava a scuola solo al mattino, il parossismo delle attività ludico sportive ancora non aveva attecchito e Paterlini sfruttò appieno tale opportunità. Tuttavia non furono momenti facili, i ragazzini erano un gruppo alquanto “vivace” e pesava anche il confronto con il suo predecessore che talvolta qualcuno, ingenerosamente, faceva notare al Maestro. Lui comunque tenne duro sostenuto dal parroco e da alcuni genitori. Con modestia cambiò il nome del coro che riteneva troppo “impegnativo” e nacquero così ufficialmente “i Ragazzi Cantori di San Giovanni”. Poco a poco la tenacia del Maestro Paterlini cominciò a portare i suoi frutti: nel 1980, l’ammissione alla Rassegna Internazionale di Loreto segnò una pietra miliare per la maturità artistica del gruppo e poco alla volta l’attività concertistica iniziò ad affiancarsi all’impegno nel servizio liturgico. Nel 1981 al Concorso Internazionale “Guido D’Arezzo” il coro ottenne un prestigioso Premio Speciale per il canto gregoriano. Seguirono altri concorsi e rassegne: nel 1983 Paterlini portò il coro alla prestigiosa Rassegna Internazionale di Montreux in Svizzera; nel 1984 la prima grande affermazione: 1° Premio al Concorso di Vallecorsa; seguirono altri piazzamenti più che onorevoli a Stresa e Vittorio Veneto. La peculiarità del coro era di essere uno dei pochi formato da sole voci maschili, con un repertorio ricercato e con una particolare attenzione alla produzione moderna e contemporanea. Ma i tempi cambiavano rapidamente e si stava avvicinando un altro momento decisivo per le sorti del coro dei Ragazzi Cantori: fu nel 1987 quando la difficoltà di reperire nuove voci bianche e l’abbandono di numerosi coristi portarono il coro sull’orlo della chiusura. Era il momento di riconsiderare l’essenza del coro e di prendere decisioni importanti. Dopo numerose riunioni e discussioni il Maestro prese la decisione (non da tutti condivisa) di allargare l’organico alle voci femminili. Dopo un necessario periodo di “rodaggio” la nuova formazione si presentò ufficialmente al pubblico nel corso del tradizionale “Concerto di S. Giovanni” il 24 Giugno 1987. Superate le inevitabili diffidenze, il Maestro ritrovava la piena fiducia del suo gruppo e poteva finalmente guardare avanti con una certa tranquillità. Gli anni ‘90 furono densi di impegni e di grandi soddisfazioni: nel 1992 una nuova trasferta a Montreux con un giudizio più che lusinghiero da parte della commissione artistica, nel 1995 altro Primo Premio assoluto a Vallecorsa con in aggiunta un premio speciale per l’interpretazione della musica rinascimentale; altre rassegne e concerti in tutta Italia…. fino a culminare nel 2000 con il Primo Premio al Concorso per cori liturgici dell’Emilia Romagna.
Paterlini ottenne anche un riconoscimento come compositore, vincendo la selezione indetta dalla diocesi di Bologna per la composizione dell’inno ufficiale del Congresso Eucaristico Nazionale di Bologna del 1997. Il suo canto eucaristico “Gesù Signore”, su testo del Cardinale Giacomo Biffi, è tuttora eseguito nelle liturgie di molte parti d’Italia. In tutta questa attività il Maestro si rivelava un instancabile punto di riferimento e di stimolo per i suoi “Ragazzi” che aumentavano anno dopo anno l’età media mantenendo però grande freschezza ed incrollabile entusiasmo. Uno dei suoi meriti più grandi rimane quello di aver mantenuto sempre prioritario l’impegno e la connotazione liturgica del coro. Tutte le domeniche e festività dell’anno il coro cantava (e canta tuttora) alla Messa delle ore 10. Non trascurava nemmeno la formazione spirituale dei suoi Cantori: aveva cura che due/tre volte all’anno il coro partecipasse ad un ritiro per prepararsi ai “tempi forti” e volle inserire alla prova del sabato un momento di riflessione (curato a turno dai cantori) con la lettura del Vangelo della domenica seguente. La mole di lavoro di Paterlini era davvero incredibile: prove 4/5 volte la settimana, la messa tutte le domeniche, e lui sempre avanti indietro in treno e nelle mattine libere alla Biblioteca del Conservatorio a studiare, sfogliare partiture, fotocopiare vagonate di musica……… il numero dei canti in repertorio cresceva vertiginosamente: dopo la polifonia classica si passò al periodo dei canti a otto poi dodici voci, poi al canto moderno e contemporaneo…………nel 2005, quando il Maestro si congedò, il repertorio era arrivato a quota 450 titoli! Di corsa, sempre di corsa, il Maestro. Su e giù per il viale della stazione e poi il passaggio per Corso Italia fino ad arrivare in sala prove. Girava una battuta tra i cantori a quei tempi, cioè che i negozianti lungo il Corso non regolavano più l’orologio con il segnale orario ma al passare del Maestro, giorno dopo giorno…. Da questo punto di vista il Maestro Paterlini poté tirare un sospiro di sollievo (per così dire) quando andò in pensione e si stabilì con la famiglia a S. Giovanni in Persiceto. Diventò così pienamente “uno di noi”, un persicetano che con la sua vecchia e arrugginita “Graziella” faceva quasi ogni giorno la spola tra casa, sala prove e Chiesa parrocchiale. Già, proprio in Chiesa Paterlini trascorreva molto tempo: era persona di grande fede, spesso partecipava alle messe feriali e non mancava di trattenersi a lungo davanti all’altare del Santissimo per (immaginiamo) pensare al suo gruppo e alla sua attività, per chiedere la forza di adempiere il proprio compito sempre al meglio. Nel 2004 cominciò ad accusare qualche malessere: stanchezza, mal di schiena…… Si pensò all’età non più giovanissima, alla frenetica attività di tutti gli anni precedenti e gli fu consigliato di moderare l’impegno e la fatica. In ogni caso le sue condizioni fisiche non migliorarono; nel Novembre 2004 il coro effettuò una memorabile trasferta a Londra per alcuni concerti e il Maestro ne uscì davvero molto affaticato e provato. Tuttavia con incredibile caparbietà e determinazione Paterlini riuscì a preparare e dirigere il tradizionale Concerto di San Giovanni il 24 Giugno 2005. Fu l’ultima volta che diresse i suoi amatissimi “Ragazzi Cantori”. Tutti lo aspettavano alla ripresa di Settembre ma il Maestro…… non si presentò all’appello. Ancora gli esami clinici non erano riusciti a stabilire l’esatta natura del suo malessere, ma di fatto non era in grado di riprendere il lavoro di preparazione. Proprio in quel periodo tanto sofferto quanto incerto il Maestro ottenne una nuova grande soddisfazione: il Consiglio Comunale di S. Giovanni in Persiceto assegnò al Maestro e al coro dei Ragazzi Cantori, un encomio solenne “per l’opera di divulgazione musicale in Italia e all’estero” e per aver rappresentato splendidamente la cultura persicetana. Nel Settembre 2005 i Ragazzi Cantori si esibirono nella sala del Consiglio Comunale diretti dal loro organista, il maestro Marco Arlotti e il Maestro Paterlini, pur nella precarietà delle sue condizioni fisiche, riuscì ad essere presente e ricevette dalle mani del sindaco una targa ricordo e un unanime riconoscimento da parte di tutti i gruppi consiliari. Agli inizi del 2006 gli esami clinici portarono il loro crudo responso: SLA (sclerosi laterale amiotrofica) un malattia terribile….. Paterlini affrontò questa prova sorretto dalla sua fede, non mancando di scherzarci sopra. Diceva: “Era ora che anch’io diventassi famoso” alludendo al fatto che di questa malattia si parla solo quando colpisce famosi personaggi del mondo dello sport e del calcio in particolare…… La sua grande fede, l’amore e la dedizione dei suoi familiari lo hanno sostenuto in ogni momento. Oramai immobile sulla sedia a rotelle passava il tempo tra la lettura del breviario e la recita di vari rosari quotidiani. Offriva tutte le sue sofferenze per il gruppo dei suoi amati Ragazzi Cantori (che dopo un iniziale periodo di sbandamento continuavano il cammino sotto la guida “provvisoria” del loro organista). Ma che persona era Paterlini? Come aveva fatto a conquistarsi l’affetto e la stima di tanti giovani? Quale era il suo segreto? Il Maestro era una personalità carismatica, un trascinatore alla tenace ricerca del miglioramento, una guida dall’entusiasmo irrefrenabile, uno spirito talvolta inquieto e burrascoso. Non aveva paura di compiere scelte ardite dal punto di vista del repertorio, né di affrontare con entusiasmo sfide sempre nuove e affascinanti. Era dotato di grande umorismo, geniale nella battuta e imbattibile nel gioco di parole. Una persona di grande dirittura morale, credibilissimo nell’esigere il massimo dell’impegno ai suoi cantori in quanto era lui il primo ad impegnarsi con una generosità senza limiti. Con il suo lavoro paziente il Maestro poco alla volta è riuscito a trasformare il coro dei Ragazzi Cantori: non solo in un gruppo di persone appassionate e volenterose ma in una vera famiglia. Il coro era la sua seconda famiglia, lo ripeteva spesso, il suo insegnamento poco a poco si svelava in un misterioso rapporto tra le voci e le persone: e c’era la velata sensazione che la bella polifonia che riusciva ad ottenere non partisse solo da un lavoro sulle voci, ma anche dal rapporto “in armonia profonda” tra le persone. Nei suoi trent’anni di direzione ha dato a centinaia di giovani l’opportunità di avvicinarsi alla bella musica, di imparare ad amarla, insegnando che canto e preghiera sono due cose inscindibili. Con il suo esempio e il suo amore, come un vero padre, ha fatto apprezzare i valori dell’amicizia, della collaborazione, del rispetto reciproco. Dal Settembre 2005 l’esperienza dei Ragazzi Cantori è continuata e il Maestro Paterlini è sempre rimasto vicino ai suoi “ Ragazzi” non facendo mai mancare consigli e incoraggiamenti. Gioiva del fatto che il coro continuasse l’attività. Dalla sua sterminata biblioteca ogni tanto usciva una partitura che ci raccomandava (con la massima delicatezza) di prendere in considerazione. Nonostante il corpo l’avesse completamente abbandonato, la mente era vigile e il morale ancora alto. Non mancava di darci il suo parere quando si trattava di scegliere un programma di concerto o riguardo ad altre questioni che riguardavano la vita del Coro. Nell’ Ottobre 2010 quando il sottoscritto (che aveva oramai assunto in pianta stabile la direzione dei Ragazzi Cantori) pensò che fosse tornato, dopo 10 anni, il momento di mettere alla prova il coro iscrivendosi al Concorso Nazionale di Stresa, il Maestro ne fu entusiasta e la scelta (poi rivelatasi vincente) dei brani da presentare al concorso fu in buona parte dovuta al suo eccezionale consiglio.
Per il Concorso di Stresa ci preparammo nel migliore dei modi; sinceramente nessuno pensava ad una vittoria ma ci tenevamo a cantare bene per fare un bel regalo al Maestro. Due giorni prima della partenza per Stresa, l’11 Novembre 2010, Paterlini ebbe una crisi respiratoria, aggravata da un virus influenzale e venne ricoverato in rianimazione all’Ospedale Maggiore di Bologna. Lì lo raggiunse la notizia del nostro Primo Premio che dedicammo a lui durante la cerimonia di premiazione. Oramai allo stremo delle forze, il Maestro si commosse profondamente e negli ultimi giorni del suo calvario, tramite un avventuroso collegamento con apparecchio mp3 e relative cuffiette riuscì persino ad ascoltare la registrazione della nostra esibizione vincente. Ma oramai il suo tempo era giunto al termine; credo che il Maestro in quei giorni abbia davvero sentito come “conclusa” la sua missione e si sia predisposto con spirito di fede all’incontro con il Padre Celeste. Leonida Paterlini si è spento nella mattinata di Domenica 26 Dicembre 2010. Quasi alla stessa ora i suoi Ragazzi Cantori, inconsapevoli del precipitare degli eventi, riunitisi per la Santa Messa intonavano uno dei canti prediletti del Maestro: il Sicut Cervus di Palestrina “Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio”. Davvero il Maestro è salito al Cielo accompagnato dalle voci dei suoi Ragazzi…….. E’ stato composto nella bara con indosso la divisa dei Ragazzi Cantori e in tasca il mitico “Cornelio”, il suo inseparabile diapason. I funerali hanno avuto luogo Mercoledì 29 Dicembre 2010. Durante la messa esequiale i Ragazzi Cantori hanno eseguito l’ultimo grande dono del Maestro: un canto che insistentemente ci aveva raccomandato di preparare………. Le note sublimi del “Lux Aeterna” di E. Fissinger hanno squarciato il silenzio, hanno illuminato di speranza i cuori, hanno trasformato le lacrime del dolore e della commozione in un profondo ringraziamento per aver avuto il privilegio di conoscere e lavorare con una persona così speciale. In Paradisum deducant te Angeli! Arrivederci Maestro………. e grazie!
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