LA VOCE NELLA NATURA E NELL’UOMO
Viene subito spontaneo chiedersi: cosa c’entra parlare di una scultura su una rivista musicale, legata soprattutto alle problematiche inerenti ai cori, alla voce, ai generi musicali, alle tecniche di sostegno attinenti e alle conseguenti interpretazioni? Se l’essenza di tutto, in considerazione delle molteplici argomentazioni offerte dalla rivista FARCORO (in senso lato) è la voce, e la voce è suono, allora ci si può anche interrogare sull’origine del suono, su come nasce, da che materia si libera, che caratteristiche ha, quali sono le aree di risonanza, qual è il potere espressivo del suono e così via… Con le sculture sonore di Pinuccio Sciola si entra in una dimensione ancestrale, magica ma concreta nello stesso tempo, in cui si capisce molto bene il concetto, fondamentale per ogni musicista, che il suono nasce dal silenzio; proprio così, come per associazione di idee, la nostra mente ci riporta al titolo del manuale di tecnica corale di Fosco Corti “Il respiro è già canto”. Fin dall’epoca primordiale il suono, prima di essere nell’uomo (nelle sue corde vocali) già esisteva, così come già esisteva nella pietra prima del nascere della luce… (così afferma lo scultore) E’ meraviglioso, non utopico, pensare che la voce sia dentro ad ogni cosa, dentro all’uomo così come dentro alla pietra, e sia l’anima segreta di un mistero. Non intrappolata o soffocata, al contrario resa libera, ci accompagna per dialogare con noi, di qualsiasi natura essa sia. Non è da escludere che compositori contemporanei, i cui linguaggi innovativi rivolti alla sperimentazione sono in continua evoluzione esplorativa, possano trovare soluzioni espressive, non solo trattando le sculture di Pinuccio Sciola come un “arredo sonoro” ma come una forma significativa di linguaggio primario che si esplicita in modo diretto e diventa esigenza di un dialogo tra l’elemento natura- pietra e l’uomo voce-canto. Riuscire poi a unire maggiormente tra loro le arti, rompendo quelle barriere mentali che si interpongono con facilità impedendo il passaggio da una disciplina all’altra, significa fare un piccolo passo in avanti nella comprensione dell’arte stessa, cioè verificando che, in questo caso, polifonia e litofonia (voce-pietra) sono complementari e compensative tra loro, così come avviene normalmente tra recitazione e canto. La voce tra natura e uomo, tra respiro e canto, tra materia e anima, tra tecnica e arte resta di tutto l’essenza.
COME INTERPRETARE E SUONARE LE SUE SCULTURE
La composizione è già dentro la scultura! Ecco perché con le sculture sonore di Pinuccio Sciola, secondo me, non si deve avere la pretesa di inventare una composizione (diversi musicisti in tal senso hanno cercato di scrivere e sperimentare) ma sono sculture vive che si devono saper interpretare nel vero senso della parola; ognuna di esse parla un linguaggio diverso in rapporto alle proprietà fisiche del suono: altezza, intensità, timbro, in rapporto alla forma, alla dimensione, al peso, agli spazi, al calibro delle corde di pietra, alla profondità o meno dei tagli e al tipo di sollecitazione. La composizione è già dentro la pietra che parla un linguaggio proprio.
Tutto ha un codice preciso in partenza e si può utilizzare a fini espressivi, e nella matrice vi è già lo scheletro prefissato che suggerisce le soluzioni interpretative a condizione che vi sia il desiderio e la ricerca di un ascolto profondo, meditativo, per poter meglio fare emergere il suono e riproporlo. Secoli di storia ci hanno donato meravigliose sculture a 3D che ancora oggi ci incantano, poi in un passato a noi molto vicino altri artisti si sono misurati con sculture in movimento creando una 4D, altri con sculture che producono rumori meccanici rientrano nel campo della sperimentazione 5D, Pinuccio Sciola è andato oltre creando una 6D che incanta perché la pietra canta. Le risorse sonore che offrono onde e pulviscoli di armonici sovrapposti e di suoni che si estinguono in magiche dissolvenze, rappresentano solo una tra le possibilità espressive che la scultura offre, così come ascoltando questa o trattandola sotto l’aspetto ritmico, lascia capire che “dentro” contiene i ritmi dei lavori più impensati: da quelli manuali a quelli delle macchine fino a quelli computerizzati, le pulsazioni fisiche o il ticchettio degli elementi della natura, sono la conferma che ogni cosa porta con sé la presenza dell’elemento ritmico riscontrabile nella scultura stessa. Attraverso la celebrazione del silenzio, unico nido dal quale le vibrazioni sonore si liberano dalla pietra e si trasformano anche in suoni determinati, ma con significati aleatori, ci si abbandona alla contemplazione quasi mistica del suono conquistati dall’energia emergente.
ACCESSORI
Gli accessori necessari per far risaltare nel migliore dei modi tutte le risorse di quella scultura o quell’altra (ribadisco, ognuna ha una vitalità sonora a sé) sono lasciati all’intuito, alla fantasia, al buon gusto e al criterio di chi si assume la responsabilità di interpretare questa sesta dimensione, ulteriore risorsa della pietra che ci viene offerta. Pinuccio Sciola, autore delle sculture, sostiene che le sue opere non vogliono essere strumenti musicali, quindi non vi è, da parte sua, volutamente una ricerca in anticipo pensata né sull’altezza dei suoni determinati, né sulla vasta gamma di timbriche coloristiche che possono scaturire dalla scultura stessa. Nonostante ciò, lui sceglie tra milioni di pietre con un intuito speciale quelle che reputa maggiormente idonee, le assaggia percuotendole, le sente “a tatto”, capisce che sono quelle che gli appartengono. Sono loro le pietre che, prima della mano, vengono lavorate nella mente e nel cuore. È l’interprete che deve sapere costruire qualsiasi accessorio che ritiene valido a leggere le sfumature espressive sonore che la pietra contiene. La tradizione secolare, anzi millenaria e tribale, in tutti i continenti terrestri sull’uso degli strumenti a percussione, è ricca d’innumerevoli esempi; c’è da dire però, che molti possono risultare non sempre appropriati in riferimento alle sculture di Sciola, dovendo queste essere trattate in modo acutamente personalizzato. Ecco perché per questa ragione è indispensabile ascoltare e studiare a fondo, con verifiche sempre maggiormente approfondite, la scultura. Ogni materiale d’uso: legno, osso, avorio, ferro, parallelepipedi di calcare o basalto, crine, a seconda della dimensione, della forma, dell’aderenza, della velocità o lentezza dei movimenti sulla scultura, dà risposte diverse che possono cambiare la sonorità in modo quasi impercettibile o netto. Tutti i materiali sono rigorosamente
naturali, niente sintetico, niente amplificato. Dopo aver costruito gli accessori necessari, il piacere è lasciato tutto a quelle persone che con la scultura desiderano dialogare: giocando, parlando, suonando, guardando, e perché no, ascoltando… che dal silenzio nasce il suono. Tutto per il piacere di essere a contatto con una cosa viva, viva come una persona con una voce e un’anima che ci racconta tante cose che noi ancora non sappiamo.
ASPETTI DIDATTICI E FORMATIVI
Per qualsiasi bambino scoprire che il suono è dentro a tutti gli elementi della natura e dunque anche dentro alla pietra (che per definizione viene classificata tra gli elementi freddi, statici, inerti e spenti) è una gioia immensa che lascia nella stupefazione più assoluta; resta muto di fronte ad una pietra che invece parla, che canta e che racconta … che vuole dialogare con lui. Quanto è importante per un bambino capire che il suono nasce dal silenzio? E che non è facile ascoltare il silenzio? … Ma le pietre suggeriscono anche questo. Qualsiasi bambino con le proprie mani acutizzando il proprio tatto può accarezzare, sfregare, percuotere e suonare le sculture di Pinuccio Sciola e subito entrare in sintonia, e giocando con le pietre trovare così molte risposte valide per la sua sensibilità e curiosità, curiosità molto significativa in quanto indice di crescita dell’intelletto.
Qualsiasi bambino scopre anche la bellezza estetica e armoniosa, raffinata e delicata, si avvicina così concretamente all’arte scoprendone le caratteristiche intrinseche ed intuendo che tra loro le arti sono legate. La danza, ad esempio, è legata al suono e al movimento, così come al movimento sono legate le sculture di foglie leggere e sospese di Calder, oppure le sculture di Tinguely o Munari, volutamente incentrate sul rumore causato dal movimento; facendo poi un percorso di ulteriore avvicinamento cronologico,
arriviamo alle sculture di Bertoia che, mosse, scatenano grappoli di suoni frastornanti.
Con le sculture sonore di Sciola, invece, il bambino intuisce che non si tratta di un oggetto ordinario, ma di una cosa viva che gli appartiene e che contiene un’anima sonora custodita all’interno della pietra. Suonare una scultura è così anche una magnifica opportunità per avvicinarsi al mondo magico della musica. Il bambino comincia a conoscere, a vedere e sentire la materia con occhi diversi, orecchio attento e mente predisposta ad un apprendimento attivo ma divertente, così divertente che la scultura si può trasformare in gioco. Per avere un’idea delle risorse sonore della scultura si può visionare su You Tube il video dal titolo “La bellezza estetica armoniosa” di Giacomo Monica (durata 7 50’) http://www.youtube.com/watch?v=VGZzlgFtyXg
Scrivi un commento