Il Metodo Funzionale della Voce nasce in Germania, agli inizi degli anni ’80, come via sperimentale per un nuovo approccio al canto e al suo insegnamento. Inizialmente si chiamava Training Funzionale della Voce, ma in seguito, come spesso accade per le cose efficaci, il nome fu copiato da altri e brevettato, per cui si dovette coniare il nuovo motto che tuttora connota questa realtà.

Anche se si chiama metodo, ciò non deve far pensare ad un percorso scolastico basato su gradi di apprendimento e su ricette preconfezionate capaci di soddisfare un po’ tutti. Approfondendone la conoscenza, ci si rende conto che il Metodo Funzionale è una realtà molto complessa che sfugge a molti tentativi di definizione. Non lo si può definire un metodo di insegnamento di canto, anche se chiunque, cantante o no, incontra in esso uno strumento, spesso straordinario, di crescita della propria voce. Non lo si può definire una nuova tecnica corporea anche se, di fatto, la sua applicazione ha effetti molto benefici sulla psiche e sul corpo della persona. Non lo si può definire una nuova medicina anche se i suoi effetti terapeutici hanno del prodigioso. Non lo si può definire una meditazione anche se, l’ascesi che richiede, porta a nuove consapevolezze inimmaginabili. Non lo si può definire un nuovo metodo di ricerca scientifica anche se ne ha tutte le caratteristiche. Chi segue questo Metodo incontra un nuovo modo di rapportarsi con la voce, conosce un nuovo modo di fare musica, impara a conoscere il proprio corpo, ha una nuova capacità di percezione esterna ed interna, ha un nuovo modo di sentire, ha un nuovo modo di udire e, in definitiva, cambia in profondità e muta il suo modo di rapportarsi con il presente. Questo perché il canto è già in sé, prima che una forma di espressione artistica, una modalità di rapporto con la realtà interna ed esterna a noi. Ciò che avviene nella laringe, nell’atto della fonazione è un qualcosa di profondamente misterioso. Anche dal punto di vista scientifico nessuno ha ancora capito veramente cosa accada effettivamente in quel punto ed in quel momento. Certo è che un realtà così ineffabile come l’aria che ci avvolge dentro e fuori, improvvisamente diventa suono, cioè energia (sonora, ma non solo) e quest’energia è in grado di viaggiare portando con sé tutta una serie di informazioni che ci riguardano, che ci appartengono e che ci descrivono. Il Metodo Funzionale inizia a dirci qualcosa proprio qui, a questo punto, nel momento in cui cominciamo ad accorgerci di questo.

Breve storia del Metodo

Il Metodo funzionale ha una storia molto breve ma intensa. Nasce in un ambiente in cui la sperimentazione e la ricerca sono di casa. Ideatore e principale propulsore del metodo è Gisela Rohmert, già insegnante di Canto alla Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte, la quale, una volta andata in pensione, comincia a collaborare con il marito, Walter Rohmert, all’Istituto di Ergonomia dell’Università di Darmstadt. Gli immediati risultati ottenuti li portano a fondare, nel 1982, l’Institut für Gesang und Instrumentalspiel (Istituto per il Canto e il suono strumentale) in un piccolo paese dell’Odenwald immerso nel verde a ridosso di uno splendido castello rinascimentale: Lichtenberg. 1

A partire da subito, il Metodo si sviluppa velocemente come un importante e innovativo approccio globale della persona verso il mondo acustico. Tutto ciò che vibra, oscilla, suona e che può essere in qualche modo percepito dall’uomo, è oggetto di approfondimento da parte del Metodo Funzionale. Iniziano le prime “scoperte”. Vengono definite e trovate le tre formanti del cantante di cui fino a quel momento le scuole tradizionali di canto avevano dato solo definizioni vaghe e parziali. Se ne scoprono le caratteristiche geometriche e fisiche, se ne sondano tutte le proprietà e le analogie in natura, soprattutto nel mondo animale. Se ne studiano le implicazioni fisiologiche. Se ne cerca traccia nelle culture e nei miti a noi lontani.

Vengono definiti i quattro parametri del canto: suono fondamentale, vocale, vibrato e formanti. Di ognuno di questi fattori vengono definite e analizzate tutte le possibili connessioni stabilendo una scala di importanza, verificando le priorità e le interconnessioni.

Viene affrontato ogni singolo elemento dell’anatomia umana in rapporto a questi elementi e si fanno scoperte interessantissime nel campo della fisiologia. Ogni parte direttamente coinvolta con la fonazione (diaframma, sistema respiratorio, laringe, tratto vocale, lingua, cavità orale, cavità nasale) viene scandagliata minuziosamente scoprendo nuove funzionalità fino allora impensate. Nasce una ricerca anche su tutti gli aspetti anatomici più generali, come le varie tipologie di innervazione dei muscoli, i vari sistemi ricettivi, le varie catene muscolari e la ormai ben nota “catena dei diaframmi”, ovvero una serie di elementi anatomici trasversali che interagiscono fisicamente con il suono.

Si fa strada il concetto che, essendo l’emissione vocale, un’azione causata per il 90 % da muscoli involontari, abbia molto a che fare con l’inconscio e con tutto ciò che è ricezione e quindi sia poco interessata da ciò che è azione volontaria. Tutto ciò si scontra con i tradizionali metodi di canto i quali vanno quasi tutti nella direzione opposta. Il canto, secondo questi ultimi, è frutto di una grande spinta che va dal basso verso l’alto e il cantante è colui che padroneggia questa spinta ed è in grado di coinvolgere il pubblico con la sua potenza di suono. Al contrario il Metodo Funzionale mette in crisi proprio questo concetto base: forza e potenza non sono direttamente proporzionali nel suono. Secondo una convinzione piuttosto provata a Lichtenberg, la massima potenza si può liberare solamente in un sistema fonatorio a bassa pressione. Fisiologicamente le corde vocali sviluppano le loro migliori potenzialità solo in condizioni di assenza di sforzo. Questo stato permette l’attivazione dei vari ricettori interni ed esterni i quali a loro volta mettono in grado di funzionare il nostro sistema “gamma”. In questo stato il suono emesso raggiunge qualità e quantità inaspettate.

Contemporaneamente viene approfondita la fisiologia dell’orecchio per tentare di capire in quale modo esso percepisce il suono e quali sono le caratteristiche ideali vibratorie che meglio rispondono alle sue esigenze.

Il Metodo Funzionale

All’istituto di Lichtenberg lo staff dei ricercatori compie continui passi in avanti e tutto ciò che viene ritrovato non rimane chiuso all’interno ma comincia a diffondersi. Le nuove affascinanti idee trovano terreno fertile dapprima in Germania ma presto anche in Italia. Già nel 1988 i primi italiani sono a Lichtenberg per conoscere questa nuova esperienza. Nasce un canale diretto dapprima con il Centro Musica Antica di Padova e, in seguito, con molte altre città della penisola.

Viene messo a punto un modo di comunicare queste scoperte, un nuovo approccio all’evento suono-voce-canto sperimentato e vissuto a Lichtenberg. Sempre più persone si avvicinano a questa realtà e vogliono conoscere questo affascinante mondo appena nato. Proprio per questo nasce il Metodo Funzionale. Lo staff tedesco, capeggiato da Frau Rohmert, inizia a dare lezioni a chiunque lo richieda. Le lezioni sono sempre individuali perché ognuno di noi ha un suo approccio unico e personale con il suono. Durante le lezioni, che difficilmente superano l’ora, si cantano alcune note, mai le stesse, in tessitura comoda. Il tutto per mettere a proprio agio il neofita. L’insegnante difficilmente inizia facendo sapere ciò che vuole insegnare, ma lascia che i primi suoni emessi gli comunichino quale è il passo in avanti che l’allievo può fare in quell’istante. Non lo spinge in quella direzione ma continua a fargli emettere suoni stimolandolo in una certa direzione che può essere connessa o meno con il passo da compiere e attende che l’allievo “scopra” le novità della propria voce e percepisca il proprio cambiamento come inaspettato e improvviso. L’esperienza della scoperta rimane molto più impressa nell’allievo rispetto a un miglioramento raggiunto con sforzi mirati. In secondo luogo, è importante che il tutto non rimanga a livello di impressione ma venga metabolizzato, venga percepito e interiorizzato in tutti i suoi aspetti e in tutte le proprie implicazioni altrimenti il miglioramento sparisce in poco tempo. 2

Inizialmente gli insegnanti davano stimoli molti fisici, mettendo in crisi la stabilità e l’equilibrio statico dell’allievo ma in seguito hanno abbandonato questo sistema e sono passati a stimoli molto più raffinati, avendo sperimentato che già anche solo l’idea sensoriale dello stimolo produce quella instabilità che permette un nuovo orientamento dell’esperienza vocale, ovvero un’autoregolazione del suono stesso. Tutto questo richiede che l’allievo sia disponibile ad un cambiamento, ma questa disponibilità in genere abbonda in chi prende contatto con il Metodo Funzionale. Ultimamente si è presa decisamente la strada della fisicità. Si è abbandonata ogni interpretazione etica, spiritualistica e si guarda sempre più a ciò che accade fisicamente. Ciò potrebbe sembrare neopositivistico ma in realtà il corpo umano ha già in se una tale raffinatezza, che aggiungere letture non derivate direttamente dall’esperienza porta inevitabilmente ad una interpretazione incapace di sviluppare elementi utili e positivi.

Parallelamente il Metodo si sviluppa e si dedica anche al mondo degli strumenti musicali. L’attuale direttore dell’istituto, il Prof. Martin Landzettel ha portato avanti le intuizioni del Metodo in ambito strumentale e, coinvolgendo la laringe dello strumentista nel fare musica, ha raggiunto risultati sorprendenti sia a livello di produzione del suono sia a livello di interpretazione della musica. Quest’ultimo aspetto del Metodo è particolarmente interessante per i musicisti perché apre nuovi orizzonti nel campo dell’espressività musicale superando stereotipi interpretativi sia della musica antica sia di quella moderna e anche di quella contemporanea.

Il Metodo Funzionale oggi

Oggi l’Istituto di Lichenberg, oltre alla sua instancabile ricerca, è decisamente proiettato nella formazione di insegnanti in grado di comunicare il Metodo. Il primo corso di formazione è cominciato nel 1989 e i primi insegnanti certificati sono usciti nel 1992. Nello stesso anno è iniziato il primo corso di formazione per italiani che è terminato nel 1996. Da quel momento questi corsi si sono moltiplicati e il Metodo ha cominciato a circolare in modo piuttosto capillare anche in Francia e in altre nazioni, oltre che in Germania e in Italia. Gli insegnanti formati devono comunque mantenere un contatto con l’Istituto centrale di Lichtenberg se vogliono potersi definire insegnanti del Metodo. Questo è necessario per tenersi informati sui continui cambiamenti e sulle novità che crescono all’interno dell’Istituto. Se al principio erano principalmente i cantanti a rivolgersi a questo metodo oggi esistono corsi anche per logopedisti, pedagoghi del canto e della musica, strumentisti, attori, direttori, direttori di coro, insegnanti, musicoterapisti, fisioterapisti, fisiatri di ogni genere e più in generale per chiunque abbia a cuore la comunicazione di energia umana.

L’Istituto è aperto a chiunque e non sono necessari requisiti particolari per accedervi. Chi vuole conoscere meglio il Metodo può prendere appuntamento con la segreteria dell’istituto e chiedere di assistere o anche di fare lezione con un insegnante interno. Alcuni insegnanti dello staff comunicano molto bene anche in lingua italiana mentre tutti gli altri parlano correntemente l’inglese oltre ovviamente al tedesco.

Per chi volesse prendere contatti si consiglia di consultare il sito web dell’Istituto www.lichtenberger-institut.de

(*) Docente di Musica Corale e Direzione di Coro al Conservatorio di Musica “B. Marcello” di Venezia, Insegnante accreditato del Metodo Funzionale e Direttore della Cappella Marciana di Venezia.