VI Festival Internazionale Città di Bologna – 23 Novembre 2008
Orfeo: tra mito e realtà
Il cantare in coro potrebbe riassumersi come l’accoglienza e la ricerca dell’altro: l’altro come cantore più esperto o meno bravo di te, l’altro inteso come reciproco rispetto tra cantore e maestro, l’altro come il trovare una motivazione che non sia sentirsi il migliore, ma semplicemente collaborare per ottenere insieme un risultato, l’abbandonare il desiderio di arrivare primi ed avere successo per mettere invece a disposizione altrui le proprie capacità, il superamento insomma dell’Ego.
Crediamo che sia davvero venuto il momento di riflettere sul fatto che cantare in coro non vuol dire crogiolarsi dell’ammirazione altrui o vincere qualche concorso per dimostrare qualcosa a se stessi e agli altri, bensì riuscire a fare star bene chiunque sia a contatto con noi, in una parola significa la solidarietà, concetto obsoleto che oggi suona perfino retorico, archiviabile fra le cose vecchie.
Ecco da dove nasce l’idea che la coralità abbia frontiere meno esibizionistiche ma molto solidali con la realtà del vivere quotidiano e con la rigenerazione catartica dell’essere umano: una piccola porzione del bello e del buono, infinita espressione del divino.
Pier Paolo Scattolin
Il Corpo Corale
Interrogarsi sulla coralità significa rimandare al corpo che canta ma anche al corpo che si pone in relazione con il mondo esterno. Questo dimostrano le prime interazioni dello sviluppo umano nelle quali la scoperta tattile e multisensoriale del corpo è arricchita e significata nell’abbraccio con la figura materna: tanto da risonanze dello stesso registro tattile-olfattivo-simbolico, quanto da profonde esperienze vocali che costituiscono e costruiscono le primitive esperienze della coralità.
In questa accezione il corpo è tanto importante in quanto possesso di un corpo che ho (il Korper dei fenomenologi) quanto espressione di un vissuto interiore, il corpo che sono (il Leib della stessa fenomenologia).
Il corpo viene pertanto abilitato alla conoscenza del mondo, ma anche può essere ri-abilitato alla costruzione di legami con la propria espressività ed alla relazione con il mondo esterno. L’esperienza della coralità costituisce un rimando primario a queste esperienze arcaiche e afferisce ed è pertinente a principi integrativi che costituiscono l’essenza della costruzione dell’identità. In questo senso ricordiamo: la integrazione spaziale, e cioè il riconoscimento di rapporti e delle conflittualità tra le varie istanze psichiche; la integrazione temporale, e cioè il riconoscimento della propria identità nonostante il fluire del tempo; infine la integrazione sociale, come gioco e rimando espressivo e comunicativo.
L’esperienza di cantare in gruppo costituisce una delle pratiche più profonde di identificazione e di riconoscimento personale: Si caratterizza infatti come appartenenza al gruppo etnico; come appartenenza ad un codice di simboli di significato fonosimbolico universale; come appartenenza a un complesso di regole, ad una sintassi e ad una grammatica, che orientano e organizzano tanto la conoscenza di un linguaggio quanto il fluire dei percorsi comunicativi. In tale contesto le esperienze emozionali costituiscono un supporto sostanziale ai processi comunicativi, sostanziandoli e dando loro contenuto ed orientamento.
E’ innegabile come l’esperienza corporea del canto tragga radici dalla percezione dei propri movimenti interiori e fornisca conoscenze e supporto alla regolazione delle proprie reazioni emotive. Queste ultime, legate alla espressività ed al contesto relazionale, costituiscono l’esperienza ideale per vivere intense esperienze emotive di carattere regolativo ed organizzatore sullo sviluppo.
In questi ultimi anni sono state avviate alcune esperienze estremamente ricche e significative nell’ambito della coralità con pazienti portatori di handicap, tanto di natura fisica quanto mentale. Tali esperienze costituiscono un bagaglio ormai ricco sul quale è possibile avviare opportune e approfondite riflessioni. Queste ultime possono costituire la base per la comprensione psicopatologica, ed aiutano a orientare la operatività.
Forniscono, inoltre, anche preziose indicazioni sulla genesi dei suoni e la loro articolazione. Pertanto possono costituire fertile materia di studio tanto per gli analisti della musica quanto per i compositori, oltre che per gli operatori della musicoterapia.
Nel suo recente contributo, “Il canto degli antenati”, Steven Mithen analizza quelle espressioni stereotipate che compaiono nel linguaggio e nei mantra indiani, riproponendo il classico lavoro di Wray sulla origine del linguaggio olistico. L’autore contrappone gli studi sulla grammatica, nel linguaggio nella musica, rifacendosi:
- ai classici studi di Chomsky sulla grammatica universale, poi ripresi, ma con risultati non brillantissimi, da Lerdhal e Jachendoff;
- e agli studi sul ritmo, per descrivere come si modificano nel tempo il linguaggio e la musica, risultando le modificazioni della musica estremamente più veloci del linguaggio.
Questi sistemi di significazione sono fondati sulla trasmissione di informazioni e sulla referenzialità tipici del linguaggio, e sugli aspetti manipolativi tipici della musica, e, in parte, anche del linguaggio. Questo significa che non vi è una semplice trasmissione di informazioni tra un esecutore attivo e un ascoltatore passivo (pag. 26) quanto piuttosto “una produzione e una simultanea percezione di complessi schemi di suono in movimento” (vedi i “neuroni specchio”).
Rimane il fatto che gli enunciati linguistici sono prevalentemente composizionali, mentre le frasi musicali assumono una natura prevalentemente olistica.
Pierluigi Postacchini
Coro “Apparenti Stonature”
L’attività del coro “Apparenti Stonature” è iniziata nel 2002 presso il Centro Diurno della UFSMA dell’Az. Usl 5 di Pisa, zona Alta Val di Cecina. Da attività riabilitativa in contesto semiresidenziale, è diventata negli anni attività territoriale con finalità di tipo riabilitativo (attività di gruppo in cui si inserisce il percorso riabilitativo individuale del singolo utente), di inclusione e di comunicazione sociale. Negli ultimi anni si è posta particolare attenzione all’integrazione ed alla collaborazione con agenzie esterne, quali associazioni culturali e di volontariato, aumentando sempre di più le occasioni di contatto e confronto tra il contesto riabilitativo ed il contesto sociale.
Il Coro “Apparenti Stonature” e’ formato da un gruppo di persone che credono nella Musica. E’ nato dal presupposto che cantare, e soprattutto cantare insieme, è una fra le più belle esperienze concesse all’uomo.
I coristi sono persone a cui piace cantare, che vogliono prendere la parola, anche se può essere un sussurro, un grido e una “Apparente Stonatura”. Il prodotto che emerge è un insieme dovuto alla “relazione- spontaneità – quotidianità – artisticità”.
Il coro «Apparenti Stonature» crede che gli stonati non esistano, in caso contrario sono solo stonature apparenti. La musica funziona solo se sì crea una sottile forma di comunicazione interindividuale che permette di capire “dove tira il vento”, quali energie circolano nel gruppo, quale senso ha l’intervento di ognuno in rapporto al tutto. Il percorso si basa sul rapporto “Motivazione/Piacere”: la motivazione sta alla base di tutte le azioni umane e quindi di ogni sviluppo.
Il coro è attualmente composto da circa 32 persone, tra utenti, operatori e volontari, questi ultimi in crescita nell’ultimo anno. E’ diretto dal maestro Alessandro Calò, musicista e musicoterapeuta. In questi anni il coro ha effettuato molti concerti, ricordiamo la partecipazione a congressi regionali, nazionali e ultimamente la partecipazione a diverse apparizioni televisive.
Il coro collabora ormai stabilmente con l’Accademia della Musica “ Città di Volterra” l’Istituto comprensivo “Jacopo da Volterra”, attraverso percorsi musicali presso Scuole Materne e elementari di Volterra. Vorremmo concludere l’intervento con un frammento tratto dal Romanzo di Barbery Muriel “L’eleganza del riccio” esempio emblematico di ciò che viene vissuto all’interno del Coro “apparenti stonature” Ogni volta è la stessa storia, mi viene da piangere, ho un nodo alla gola e faccio di tutto per controllarmi, ma quando è troppo è troppo: a stento riesco a trattenermi dal singhiozzare. E quando c’è un canone, guardo per terra perché l’emozione è troppa tutta in una volta. È troppo bello, solidale, troppo meravigliosamente condiviso. Io non sono più me stessa, sono parte di un tutto sublime al quale appartengono anche gli altri, e in quei momenti mi chiedo sempre perché questa non possa essere la regola quotidiana, invece di un momento eccezionale del coro.
La Corale Cavallini di Modena
Nata nel marzo 2007, la Corale Cavallini di Modena è condivisa da quanti, interessati a coltivare nel tempo libero la propria vocalità intesa come musicalità insita in tutti, riconoscono nell’esercizio del cantare in gruppo una forma sociale di aggregazione attraverso cui rispondere a bisogni di espressione, di stare insieme e di conoscenza. Pensata all’interno del Dipartimento di Salute Mentale di Modena e dedicata a Claudio Cavallini, un pioniere della musicoterapia italiana, la corale trova la giusta collocazione e realizzazione nei progetti avviati da Social Point, progetto che, grazie ad un finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, ha tra i suoi primi obiettivi la socializzazione e l’integrazione nel territorio delle persone con disagio psichico.
Il coro si incontra tutti i lunedì dalle 15.30 alle 17.30 nella Polisportiva Modena Est. Questa risorsa risulta essere uno degli importanti nodi della rete, intessuta da Social Point, composta da molteplici realtà locali e associazioni di volontariato che sostengono i percorsi di integrazione sociale.
In polisportiva, quindi, sotto la guida del direttore Silvia Testoni, il coro si esercita al canto: diviene un punto d’incontro per una ventina di persone tra volontari, cittadini e persone con disagio. Il repertorio spazia tra le canzoni dei cantautori italiani, canzoni popolari d’amore, di lotta sociale e partigiana e brani originali composti da alcuni coristi. Inoltre la Cavallini ha, in quest’anno di attività, instaurato rapporti d’amicizia con altri organici sul territorio regionale tali da avviare vivaci scambi di repertori e imparare nuovi canti direttamente dalla fonte.
La Corale Cavallini (nella foto) ha, in questo modo, riunito persone provenienti da ambienti, storie e età differenti, per cantare insieme brani dotati di popolarità e costituire un repertorio di canti da offrire al pubblico. Allora, in occasione di feste, momenti conviviali e iniziative pubbliche la corale si promuove, in modo immediato, come strumento per sensibilizzare i cittadini a una maggiore solidarietà nei confronti delle persone che sono affette da disturbi mentali e superare quei pregiudizi che diffondono esclusione, rifiuto, vergogna e solitudine.
La Corale è ospite di numerose iniziative pubbliche: trasmissioni radiofoniche, feste sociali, manifestazioni musicali e convegni. A questo proposito desidera salutare gli organizzatori, il pubblico e quanti intervenuti lo scorso 23 novembre al VI Festival Corale internazionale Città di Bologna. Il Coro ricorda tutti gli invitati con affetto per il presente coinvolgimento e la co-partecipazione alla riuscita dell’evento.
All’interno della corale si è subito discusso di questo importante appuntamento. Grazie all’intervento di Andrea Angelini, l’AERCO ha annunciato di voler sostenere, in vario modo, quei gruppi che si pongono come principale l’obiettivo di avviare dialoghi sull’importanza dell’integrazione in situazioni difficili attraverso la coralità. L’idea di aggiungere alle rassegne organizzate dall’AERCO corali provenienti da esperienze diverse è sembrata a tutti noi un passo di gran valore culturale, in perfetta sintonia con i temi del convegno organizzato dal Coro Euridice. Fare della coralità un’arte fatta di voci, in grado di travalicare le frontiere poste dal pregiudizio, è una visione a noi cara. Con il Coro Euridice abbiamo, invece, stretto un’amicizia improntata sulla disponibilità all’incontro e allo scambio di conoscenze. Ascoltare il coro Apparenti Stonature ci ha aiutato ad avviare riflessioni sulla costituzione della nostra identità musicale, a partire dal confronto con le sue diverse caratteristiche. Tutto questo movimento è stato sostenuto dal dibattito sollevato dallo stimolante intervento di Pier Luigi Postacchini che, a partire dal tema il corpo corale, ha steso una rete di possibili connessioni tra lo sviluppo delle prime interazioni madre-bambino e l’esperienza del cantare in gruppo come sviluppo del senso di identità allacciandosi alle antiche origini sociali della coralità.
Questo progetto è curato da Fabio Albano, Paolo Curci e gli operatori di Social Point.
Per informazioni: f.albano@ausl.mo.it; socialpoint@volontariamo.it
tel. 059.213.47.00 o 059.21.20.03
(*) Docente di Direzione di Coro presso il Conservatorio di Musica “G.B. Martini” di Bologna e Direttore del Coro “Euridice” di Bologna.
ATTIVITA’ FENIARCO
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